domenica 8 maggio 2016

NBA, semifinali: Lillard è una forza della natura! Warriors travolti!


Mai dubitare di Rip City, recita lo slogan scelto da Portland per questi playoff. Golden State, in gara 3, ha capito il perché: trascinati dai 40 punti di un meraviglioso Damian Lillard, i Blazers spazzano via i Warriors, sempre orfani di Steph Curry, e si prendono la prima vittoria di una serie che ora i campioni conducono 2-1. La squadra di Stotts, abituata a stupire visto che questa doveva essere la stagione della ricostruzione, gioca con intelligenza, si affida ai colpi della sua stella che trova in Al-Farouq Aminu e CJ McCollum i partner perfetti per il crimine dell’anno: battere due volte Golden State, impresa che, tra regular season e playoff, non è ancora riuscita a nessuno nel 2015/2016.
I Warriors cadono nonostante i 37 punti del miglior Draymond Green nei playoff e i 35 di Klay Thompson: loro non hanno deluso, ma il resto della squadra ha prodotto appena 36 punti. Livingston, nonostante i 10 assist, ha giocato la peggior partita da quando è titolare al posto di Curry, chiudendo con 5 punti (viaggiava a 14,8 di media nelle 6 gare da rimpiazzo dell’mvp, che potrebbe tornare in gara 4 in programma lunedì sempre a Portland). Iguodala ha fatto anche peggio, contribuendo al naufragio con appena 1 punto e 5 errori su 5 al tiro in 30’. Più che per demeriti altrui, però, Portland ha vinto per meriti propri. Perché Lillard è un fenomeno che da splendido solista è diventato altruista e fa dell’aver migliorato i compagni il suo orgoglio più grande di questa stagione da All Star mancato. Compagni come Al-Farouq Aminu, girovago in NBA prima di esplodere a Portland: i suoi 23 punti con 8/9 al tiro hanno fatto malissimo ai Warriors, come i 22 di McCollum, che dopo un inizio di gara difficile ha ricordato perché è il giocatore più progredito del 2015/2016. Per l’impresa di Portland, ancora imbattuta in casa in questi playoff nonostante le visite di Clippers (quelli veri con Paul e Griffin sani) e Warriors, è stata fondamentale la panchina, con Crabbe (10 punti), Davis (10 rimbalzi) e Henderson (8 punti), X-Factor del successo. 
Thompson è un ciclone in avvio: con 18 punti in 10’ regala a Golden State il 22-28 a fine primo quarto. Portland non si scompone nemmeno davanti al 30,4% al tiro del parziale inaugurale: sorpassa prima con 3 liberi di Crabbe sul 29-28, poi si scatena con i colpi di Aminu (11 punti e 7 rimbalzi dopo lo 0 del primo periodo) e Lillard (25 punti all’intervallo) e torna negli spogliatoi avanti 58-46, dopo aver tenuto i Warriors a 8/24 dal campo nel periodo. McCollum, con un gioco da tre punti, porta i Blazers sul 61-46 meno di 20 secondi dentro la ripresa. Golden State affida la sua reazione al devastante Green, che scatena su Portland 19 punti e 5 triple nel terzo periodo. La squadra di Stotts, la più giovane in questi playoff, concede, però, ai Warriors di rientrare al massimo fino a -7 prima di ricacciarli indietro fino al 93-77 firmato Lillard a 32” dalla sirena. I Blazers non ripetono l’errore di gara 2, quando si erano fatti rimontare 11 punti nel quarto periodo: Lillard tiene i compagni concentrati e a 7’18” dalla fine mette il +20 (105-85). La reazione di Golden State è in un 9-0 aperto dal deludente Harrison Barnes, timido tentativo annullato dagli ultimi fuochi d’artificio di Lillard, arrivato a 31,7 punti di media nella serie. 2-1 Warriors, lunedì il quarto atto sempre a Portland. Curry ci sarà? Con o senza l’mvp in campo, i Blazers sognano di stupire ancora.

Portland Trail Blazers - Golden State Warriors 120-108 (1-2)

Nessun commento:

Posta un commento