Una serie bellissima arriva al suo epilogo più
naturale, gara 7. Dopo la rimonta nell’ultimo quarto in gara 5 di Milwaukee, Boston tira fuori il carattere e con un
Tatum spaziale va a vincere sul parquet dei campioni in carica il sesta
partita della serie, trascinando la sfida al match decisivo che andrà in scena
in Massachusetts domenica. Non bastano i 44 punti di un Antetokounmpo che come al solito è l’ultimo ad arrendersi, Tatum fa
anche meglio (46), si carica sulle spalle l’attacco della squadra ospite trascinando
Boston al successo e pareggiando i conti di una serie equilibrata, intensa e
spettacolare.
Boston non si lascia condizionare dall’occasione sprecata in gara 5 e parte con
la giusta concentrazione, trovando subito ritmo dalla lunga distanza.
Dall’altra parte però Giannis è immarcabile e con le sue giocate tiene in scia
i padroni di casa. Smart e il buon impatto dalla panchina di White aiutano la
causa di coach Udoka, Boston accelera nella prima parte della seconda frazione
e arriva al vantaggio in doppia cifra. Giannis non basta, i Celtics giocano una
signora pallacanestro, sfruttano nel modo migliore tutti i mismatch, attaccando
soprattutto un Allen davvero disastroso a livello difensivo (l’ex Duke chiuderà
con un +/- di -29) e tengono in mano le redini della gara, arrivando al riposo
avanti 53-43.
Boston tiene alta la concentrazione anche a inizio ripresa e prova a piazzare
l’accelerata decisiva. Tatum e Brown bucano la difesa dei Bucks, i Celtics scappano
al +18 ma un Giannis devastante prova a tenere in partita i padroni di casa.
Boston resta al fatidico +14 all’inizio della frazione finale, lo stesso
vantaggio sprecato in gara-5, e puntuale arriva la reazione di Milwaukee
griffata dal solito Antetokounmpo. Con un parziale di 11-1 i campioni in carica
tornano al -4 ma questa volta Tatum ha altri piani. La stella di Boston
risponde presente e con una serie di giocate da cinema riporta gli ospiti a
distanza di sicurezza. Tatum firma 11 punti consecutivi, i Bucks vanno al
tappeto e non riescono più a rialzarsi. Si va quindi a gara 7 per la gioia di
tutti i fan neutrali che si potranno godere l’epilogo più giusto di una serie
assolutamente elettrizzante.
Ci hanno messo un po’, ma alla fine i Warriors hanno
giocato da Warriors. E sono arrivati dove volevano essere: in finale di Western
Conference, al via da mercoledì contro Phoenix o Dallas. Golden State però ha
fatto una fatica dannata per eliminare Memphis in gara 6, caduta 110-96
franando nell’ultimo quarto ma mostrando, ancora senza Ja Morant, che il futuro
le appartiene. È mancato proprio un Morant per riportare la serie nella città
di Elvis per gara 7, un fenomeno che trascinasse i Grizzlies nel momento più
difficile, quando i Warriors sono tornati loro. Memphis è la squadra del
futuro, destinata già dal prossimo anno a competere per il titolo. Ma il
presente è ancora di Golden State, che giocherà per il trofeo del West,
ribattezzato da quest’anno Oscar Robertson Trophy, per la sesta volta negli ultimi
8 anni.
Steph Curry lo ha ricordato spesso
in questa serie: i Warriors hanno il Dna dei campioni. Si è visto nel finale di
una partita sofferta, giocata male per tre quarti passati ad accumulare palle
perse, a convincersi che giocare da Warriors vuol dire far girare il pallone,
non affrettare i tiri. Quando si è trattato di fare la differenza, però, Golden
State ha tirato fuori il Dna dei campioni. Quello che ha Klay Thompson, irresistibile (30 punti con 8 triple e una difesa
all’altezza del Klay pre infortuni) come spesso gli è capitato in carriera in
gara 6. Quello di Steph Curry, 11 dei suoi 29 punti nel quarto periodo per
chiudere i conti. Quello di Draymond
Green, solito trascinatore da 14 punti, 15 rimbalzi e 8 assist. Quello di
Kevon Looney, coi suoi 22 rimbalzi l’X-Factor di questa gara-6, cominciata in
quintetto per la prima volta nella serie. Non ce l’ha ancora Andrew Wiggins,
che però ha capito come si fa e nel quarto periodo (10 dei suoi 18 punti) è
salito di livello. I Warriors sono stati tutt’altro che perfetti, con le 19
palle perse enorme problema da risolvere guardando avanti. Ma nell’ultimo
quarto, con la partita in bilico, non hanno sbagliato nulla.
Memphis merita solo i complimenti. La squadra di coach Jenkins ha dimostrato di
essere costruita per questi livelli, di sapere come essere grande anche senza
Morant. Nei playoff servono le star però, e anche se i Grizzlies hanno vinto 21
delle 28 partite giocate in stagione senza il loro fenomeno, per salire di
livello hanno bisogno di qualcuno come lui, che sa risolvere le partite e sa
dare ai compagni la sicurezza di poter vincere in qualsiasi occasione. I
Grizzlies meritano applausi per come hanno giocato, cercando di sfruttare le
debolezze di Golden State, anche quelle mentali dopo l’umiliazione di gara-5.
Desmond Bane (29 punti) ha confermato di avere classe da vendere, Dillon Brooks
(30) ci ha messo quell’energia extra di chi sa che partite come queste si
giocano anche sui nervi. È mancato Tyus Jones, bravo in regia (9 assist) ma
mancato in fase realizzativa (7 punti con 2/12 al tiro). Memphis chiude la
stagione chiedendosi cosa sarebbe stata questa serie con Morant sempre in
campo, ma con la certezza che la strada per un futuro titolo passa anche da
delusioni come questa.
Klay con 17 punti porta i Warriors avanti 39-30 a inizio secondo quarto, ma
Memphis reagisce con un parziale di 14-0 e Golden State, tormentata dalle palle
perse (12 al riposo contro le 3 dei Grizzlies) deve faticare per andare al
riposo avanti 53-51. L’equilibrio regge anche nel terzo quarto, con Bane che
eguaglia lo show offensivo di Thompson e Memphis che impedisce a Golden State
di giocare come sa. L’ultimo quarto comincia sul 78-77 Warriors: Brooks e Bane
piazzano colpi pesanti nei primi 4’, ma con Wiggins che sale di livello Golden
State lentamente ritrova se stessa. Il ritmo rallenta, le palle perse non sono
più un problema, le triple di Curry e Thompson sono letali. Quella del k.o.
definitivo la piazza Steph a 1’38” dalla fine: consegna a Golden State la finale
di conference, a Memphis un’eliminazione che sa tanto di arrivederci al
prossimo anno.
Milwaukee Bucks – Boston Celtics 95-108 (3-3)
Golden
State Warriors – Memphis Grizzlies 110-96 (4-2)
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