Un movimento che andrebbe preso come esempio perenne (11 medaglie, tra Europei, Mondiali ed Olimpiadi, negli ultimi 16 anni), che lavora, e bene, con i giovani (non a caso, nella magica estate 2022, sono andate a medaglia tutte le selezioni giovanili iberiche, con l'Under 20 e l'Under 18 che hanno vinto i rispettivi Europei, mentre l'Under 16 e l'Under 17 hanno messo al collo l'argento ad Europei e Mondiali di categoria), che sa inserirli e valorizzarli. E allora ci ritroviamo con un'altra coppia di fratelli (gli Hernangomez) a raccogliere il testimone dei Gasol, dominando torneo e finale, ed entrambi a vincere il premio di MVP (Juancho della finale, Willy dell'intera kermesse), ragazzi pseudo sconosciuti, all'esordio assoluto al gran ballo (ben 9 sui 12 convocati), tenere benissimo il campo e risultare decisivi ai fini della vittoria finale. Una squadra nata da due progetti separati ma paralleli. Quello fondato sulla piramide delle nazionali giovanili con le classi 1997-2001 che ha portato a una selezione naturale e quello avviato nel 2017 con le finestre per le nazionali, un gruppo di 16 giocatori che ha supplito bene alle assenze dei tanti giocatori impegnati in Eurolega e NBA.
L'anno prossimo ci saranno i Mondiali, chissà se qualcuno avrà ancora il coraggio di tenere la Spagna lontana dal podio nelle chiacchiere pre torneo. VENID ESPANOLES. AL CRITO ACUDID.
Menzione d'onore, ovviamente, va ai polacchi, che nell'assoluto stupore, e al termine di una partita memorabile (sigillata dalla tripla doppia d'autore di Ponitka), hanno eliminato la Slovenia campione in carica tornando in semifinale dopo ben 51 anni, e chiudendo il torneo con un bel 4° posto finale, mostrando un bel gioco corale e di sacrificio (applausi a coach Igor Milicic), attorno alla scoppiettante coppia Slaughter/Ponitka.
Si è fermata ai quarti di finale la corsa della Finlandia, che però, nella fase ad eliminazione diretta, ha saputo estromettere la Croazia agli ottavi e si è arresa solo in volata alla Spagna futura campione. Un gruppo misto di giovani promesse (il neo trevigiano Jantunen e il roccioso Madsen), leggende autentiche (Koponen, Salin e Huff) e una star assoluta in area Fiba (Markkanen), che ha giocato una pallacanestro leggera e veloce, senza molti fronzoli, che ha decisamente divertito. E, per inciso, i finnici sono l'unica Nazionale Europea che ha già staccato il pass per i Mondiali del prossimo anno. CINDERELLE...ANCHE NO.
Tutti i torti, ai suddetti addetti, non riesco a darli, visto l'ottimo roster a disposizione di Gordon Herbert, che infatti è andato vicinissimo dall'accedere alla finalissima (come dimenticare la clamorosa affermazione nei quarti di finale contro la Grecia, con 110 punti a referto e un'autentica sparatoria che ha abbattuto Giannis & company), salvo venire imbrigliato da una delle difese inventate, per l'occasione, dal genio cestistico di Sergio Scariolo.
Il seme è, comunque piantato, per la gioia del faccione sempre sorridente di Dirk Nowitzki (la cui casacca numero 14 della Mannschaft campeggerà per sempre sul soffitto della Mercedes Benz Arena di Berlino, senza che più nessuno possa indossarla), e la base per un futuro roseo per la selezione teutonica c'è tutto: non dobbiamo dimenticare, infatti, che a questo Europeo mancavano Moritz Wagner, Isaac Bonga, Tibor Pleiss e Maxime Kleber, che in squadra c'è un fenomeno, dal nome Franz Wagner, che di anni ne ha 21, che quelli che c'erano, tra NBA ed Eurolega, giocano tutti e tanto (e in pochi si avvicinano ai 30 anni), e che guida la banda tale Dennis Schroder, che simpatico magari non sarà, ma a questi livelli è un top di assoluto spessore. ZUKUNFT.
La sconfitta nel girone contro l'Ucraina ci ha messo nella condizione scomoda di finire nella parte bassa del tabellone, quella, per inciso, dove mancavano solo il Dream Team del '92 e gli Avengers per essere ulteriormente competitiva.
Ma se poi butti fuori la Serbia favorita e a 2 minuti dalla fine del quarto di finale contro la Francia (l'altra favorita) sei +6 e in totale controllo, e poi sbagli anche i due liberi della vittoria, allora devi mangiarti le mani e tanto altro ancora, perchè, visto che il gioco (odioso) del "What If" ci piace tanto, in semifinale avresti affrontato la Polonia, e chissà che non ci sarebbe potuta scappare l'impresa come nel 1999. La sufficienza è piena perchè comunque si sono visti sprazzi di bel gioco e anche ottime difese, ma accettare una sconfitta del genere resterà un rospo che difficilmente riuscirò ad ingoiare. SI POTEVA FARE!
Ma a sto giro ha davvero esagerato, e parlo da suo fan assoluto fin dai tempi di Siena, quando era decisamente più in carne di adesso.
La sua Turchia non era da annoverare tra le favorite, ma il roster (su tutti il trio Larkin-Osman-Korkmaz) non era malissimo, ma fin dall'inizio il buon Ergin ha messo benzina sul fuoco contestando organizzazione, orari, pubblico, location, arbitri, avversari e chi più ne ha più ne metta, arrivando addirittura a minacciare il ritiro della squadra dalla competizione.
Ora io capisco che, da personaggio di grande esperienza, si voglia provare a distogliere l'attenzione dalla squadra per spostare la pressione su di sè, ma un limite c'è sempre, soprattutto quando si parla di professionisti e di grandi allenatori (perchè Ataman è un grande allenatore), e non va superato. VULCANICO.
Il girone era senza dubbio il più complicato, c'è la partita con la Germania che grida ancora vendetta come leggeremo in seguito, ma l'impressione è stata comunque quella di una squadra slegata nonostante l'indubbio talento, incapace di reagire e rialzarsi davanti alle difficoltà, che chiude al 15° posto finale ma avrebbe potuto (e dovuto) fare molto molto molto di più. DELUSIONE.
La Serbia (assoluta favorita alla vittoria finale, con un roster pazzesco che faceva paura fin dal riscaldamento) domina la fase a gironi in infradito e spritz (rigorosamente Campari) ma poi sottovaluta l'Italia ed esce agli ottavi di finale, dando poco onorevole seguito alla mancata qualificazione alle Olimpiadi dello scorso anno perdendo la finale del Pre Olimpico in casa, sempre contro gli Azzurri ai tempi allenati dal baffo sempre maleducato di Romeo Sacchetti.
La Slovenia campione in carica si diverte con un Doncic dominante (ma anch'egli troppo solo nonostante la vicinanza di giocatori di assoluto spessore come i fratelli Dragic, Cançar, Mike Tobey, Prepelic, Blazic e via dicendo), ma poi viene eliminata dalla modesta Polonia e si lamenta di tutto e tutti anzichè fare sana autocritica, fatta eccezione del sopracitato Lukariello, che negli ultimi anni è diventato simpatico come una spina nel sedere la notte di Natale.
E, dulcis in fundo, la magica e mitica Croazia: assemblata da quel vecchio bucaniere di Damir Mulaomerovic (i nostalgici lo ricorderanno, da giocatore, tra le altre, anche in maglia Fortitudo Bologna sul finire degli anni '90) con la stessa minuziosità con la quale Bocelli si sceglie i vestiti da indossare, sfrutta il suicidio italico contro l'Ucraina per apparecchiare un biscottone orchestrato ad arte contro gli stessi ex sovietici e scegliere di qualificarsi come terza nel girone per evitare il derby con la Serbia agli ottavi. Risultato? Presi sonoramente a ceffoni da quel biondo, stupido, sexy Markkanen e rispediti al mittente, con il buon Mario Hezonja a litigare con tutti compresi i tifosi giustamente contrariati per la prematura eliminazione. Se a questo ci aggiungiamo che la Croazia non prenderà parte ai prossimi Mondiali (eliminata alla prima fase di qualificazioni), direi che il movimento va un attimino rivisto. CON LE MANI CIAO CIAO.
La distanza tra Fiba ed Euroleague, a livello arbitrale, ci è sembrata marcata, è il momento che, per la salvaguardia delle competizioni future, si cominci a lavorare, per migliorare da subito ed evitare che lo spettacolo sia scadente come quello "ammirato" in questi Europei. TRAGEDIA.