Un eroe inatteso, Kevon Looney. Una stella che “sente
l’odore del sangue” e fa la differenza nel finale come Steph Curry. Una squadra
che, tutta, sale di livello quando conta di più. Sono gli ingredienti del
126-117 con cui Golden State si prende gara 2 su Dallas, costruendo, con una
rimonta da -19, il 2-0 nella finale di Western Conference che da domenica si
sposta in Texas.
Questione di atteggiamento, certo, ma anche di difesa. Quella che non ci hanno
messo i Mavs, a cui non sono bastati i 42 punti dell’ammaccato Luka Doncic per strappare almeno una
vittoria a San Francisco. La squadra di Jason Kidd torna a casa sotto 2-0, ma
in gara 2 ha mostrato che le manca davvero poco per vincere.
Dopo i 72 punti concessi ai Mavs prima dell’intervallo, la squadra di Kerr ha
limitato gli avversari al 41,2%, impedendo loro di fare canestro da tre (15
triple a bersaglio nel primo tempo, 6 nel secondo). Non sono stati solo i 32
punti di Curry a fare la differenza: è stata la squadra, il contributo che
coach Kerr riesce a tirare fuori da ogni singolo giocatore che impiega.
E allora in una partita in cui Draymond Green si fa prendere dal nervosismo,
ecco che diventa fondamentale Looney, devastante con 21 punti e 12 rimbalzi nel
sottolineare il punto debole di Dallas: la protezione del ferro. Su di lui i
Warriors costruiscono 62 punti in area, con la sua capacità di prendere
rimbalzo fondamentale per creare occasioni. Oltre a Looney determinante anche Andrew Wiggins, capace di dare una mano
sia in attacco (16 punti) che nell’impossibile compito di limitare Doncic. Jordan Poole (23 punti) è cresciuto col
passare del match, nella ripresa Kerr ha dato con successo minuti importanti
anche al rookie Moody, fattore dalla panchina come Porter.
Anche Kidd si augura una metamorfosi dei suoi Mavs. I 19 punti di vantaggio
buttati fanno male, ma averli avuti è anche la conferma che Dallas può stare a
questo livello.
I Mavs sono crollati nel terzo quarto, permettendo a Golden State di tornare in
partita: colpa dell’attacco troppo prevedibile, ma anche della difesa che nel
secondo tempo ha concesso ai Warriors il 61% dal campo. Doncic è stato debordante
dopo il flop di gara 1, trovando una grossa mano dall’ispirato Jalen Brunson (31 punti) e dalle triple
di Reggie Bullock (6 a bersaglio per 21 punti). Ma ai Mavs stavolta è mancata
la panchina, con Spencer Dinwiddie nullo (4 punti e 2/6 al tiro) e Maxi Kleber
e Davis Bertans ancora incapaci di farsi notare.
Dallas scappa sul 26-10 a 5’ dalla prima sirena grazie all’inarrestabile Doncic
(18 punti nel primo quarto), Golden State accorcia ma nel secondo periodo
Dallas scappa di nuovo, costruendo sulle 15 triple a bersaglio del primo tempo
un vantaggio che arriva anche a 19 punti. La ripresa riparte coi Mavs avanti
72-58, ma mentre l’attacco ospite si inceppa (appena 13 punti e 5/19 al tiro)
quello di casa sale a livello stellare, con Looney (11 punti nel periodo) eroe
inatteso. La tripla di Porter nel possesso inaugurale del 4° periodo regala a
Golden State il primo vantaggio della partita (86-85): Doncic (14 punti nel
periodo) e Brunson provano a tenere a galla Dallas, ma nel finale Curry alza
ulteriormente il livello e Chase Center può esplodere.
Golden State Warriors –
Dallas Mavericks 126-117 (2-0)
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