Miami spaventa i Knicks in gara 2 nonostante debba
rinunciare al suo giocatore simbolo, Jimmy Butler. Alla fine però un grande
Brunson dimentica gli errori del primo match della serie e con le sue triple
cambia direzione al match nell’ultimo quarto, guidando New York al fondamentale
successo. Butler non ce la fa, o probabilmente coach Spoelstra, dopo il
successo in gara 1, preferisce non rischiarlo dandogli tre giorni in più per
recuperare dalla distorsione a una caviglia. Randle, invece, è della partita ma
Miami gioca senza la minima paura, trovando la produzione delle sue guardie.
Brunson ci mette un po’ a carburare, Randle e Barrett così tengono in piedi la
baracca contro una squadra con tante assenze ma anche un’incredibile disciplina
difensiva e una gran bella circolazione di palla in attacco. Dopo un buon primo
tempo Miami resta davanti anche nella terza frazione quando Barrett inizia
scaldarsi. I rimbalzi in attacco di Robinson e Hartenstein regalano seconde
opportunità alla squadra di casa che però fatica contro l’attenta difesa di
Miami. Gli Heat con le triple di Martin e Vincent arrivano a +6 a metà della
frazione finale, questa volta però New York trova le risposte giuste. Brunson e
un Hart davvero decisivo iniziano a prendere ritmo dal perimetro, Randle porta
a casa liberi fondamentali e i Knicks tornano davanti, con un Garden che
diventa rumorosissimo. Miami non riesce più a contenere Brunson che con cinque
punti consecutivi regala il +5 alla squadra della Grande Mela a 2’48’’ dalla
fine. Gli Heat non ne hanno più e devono arrendersi. Gara 3 sabato a Miami con
Butler che a questo punto difficilmente resterà ancora fuori.
Golden State Warriors - Los Angeles Lakers 112-117 (0-1)
La serie che tutti aspettavano inizia con il botto. In
gara 1 di semifinale Ovest i Lakers mostrano grande solidità e con un Anthony
Davis assolutamente spaziale si prendono subito il vantaggio del fattore campo.
I Warriors arrivano un po’ scarichi dopo le fatica di gara-7 coi Kings e per
buona parte del match viaggiano con il pilota automatico inserito, trovando
triple in serie ma non facendo mai male in area. Dall’altra parte L.A. si gode
un Davis (30 punti e 23 rimbalzi) assolutamente immarcabile che fa quello che
vuole in attacco, mentre in difesa non solo stoppa tutto quello che gli arriva
vicino, ma con la sua sola presenza tiene lontana la palla dall’area. Los
Angeles va al riposo in vantaggio di una lunghezza poi nel terzo quarto, con
DeAngelo Russell e il solito Davis, piazza l’accelerata. Con un parziale di
13-3 la squadra ospite zittisce il Chase Center, regalandosi il vantaggio in
doppia cifra. Sono in tanti a contribuire in casa Lakers oltre alle due
superstar, da Russell a un ottimo Schroder, passando per Reaves. Golden State
arranca. LeBron e compagni vanno a nozze e proprio quando il traguardo sembra
vicino, con i Lakers sul +14, ecco il colpo di coda dei campioni. Curry suona
la carica e con le sue triple accende l’attacco di Golden State. I Lakers
sembrano stanchi e in attacco fanno confusione, ne viene fuori così
l’incredibile parziale di 14-0 che, con la tripla di Curry, pareggia i contri a
1’38’’ dalla sirena. L’ex Russell riporta davanti L.A., poi LeBron fa 1/2 dalla
lunetta, Golden State ha l’occasione di trascinare il match all’overtime ma
Poole si fa ingolosire da una conclusione da distanza siderale che non trova la
retina, i Lakers ringraziano e con i liberi si Schroder chiudono il discorso.
Giovedì gara 2 a San Francisco.
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