Boston pareggia i conti nella serie grazie alle
prodezze del suo miglior giocatore nel momento più importante del match. Lo
stesso giocatore, Tatum, che per tre
quarti di gara sembrava essere incappato in una delle più brutte serate della
sua carriera: 1/13 dal campo per tre punti. I Celtics, avanti anche di 16
punti, senza la produzione dell’ex Duke subiscono il ritorno dei 76ers che con
un ottimo terzo quarto cambiano la direzione di una gara iniziata malissimo.
Nel momento decisivo del match però Tatum torna a essere il vero Tatum, mentre
Embiid si nasconde in attacco e Harden fa grande confusione. Ne viene fuori
così un finale tutto di marca Celtics che permette a Boston di riportare la
serie in Massachusetts per la decisiva gara-7 in programma domenica. Coach
Mazzulla decide di cambiare e inserisce Williams III in quintetto, mossa che
paga subito dividendi con Boston che inizia alla grande, grazie anche alla
fisicità del suo centro e scappa via, arrivando al +16. Harden non riesce a
prendere ritmo al tiro, Embiid fa quello che può ma soltanto Maxey riesce a
dare un adeguato supporto offensivo al Mvp. Phila limita i danni nel secondo
quarto, anche a causa degli errori di Tatum, e torna in scia nel terzo. I
padroni di casa, spinti da un pubblico caldissimo, cambiano marcia nella terza
frazione e con la produzione di Embiid cancellano lo svantaggio, passando poi a
condurre. L’inerzia sembra nelle mani di 76ers ma Tatum ha altri piani. Con
Philadelphia avanti di due lunghezze il leader dei Celtics, reduce da un
disastroso 1/14 al tiro, trova a 4’14’’ dalla sirena la sua prima tripla del
match, per ripetersi, sempre dalla lunga distanza, 40’’ più tardi. Philadelphia
va in tilt a livello offensivo, facilitando il compito alla squadra ospite. Un
eccellente Smart e altre due triple di un Tatum che alla fine segna 16 dei sui
19 punti nella frazione finale fanno calare il sipario su di un match che farà
venire gli incubi per parecchio tempo, a meno che non arrivi il successo
domenica in gara 7, ai tifosi di Philadelphia.
Phoenix Suns - Denver Nuggets 100-125 (2-4)
Dominio Nuggets. Denver produce un primo tempo
assolutamente spaziale che annichilisce i rimaneggiati Suns, inserisce il
polita automatico nella ripresa e va a vincere in scioltezza, strappando così
il biglietto per la finale della Western Conference. Con Ayton e CP3 ai box
Phoenix avrebbe bisogno di un Kevin Durant dominante ma KD e Booker partono con
il freno a mano tirato. Il solo Payne non basta perché dall’altra parte il
movimento di palla di Jokic e compagni è da manuale.
Basta un’accelerata di Denver e Phoenix si scioglie.
Caldwell-Pope e Murray sono letali, Jokic fa quello che vuole in attacco e i
Nuggets chiudono un incredibile primo quarto con un parziale di 17-0. Durant
non riesce a tornare in carreggiata nemmeno nella seconda frazione, diventa quindi
un monologo di Denver che gioca una sontuosa pallacanestro, arrivando al riposo
avanti di ben 30 punti, dopo averne segnati 81 nei primi due quarti, tirando
con un surreale 62% dal campo. KD, invece, va al riposo con un brutto 2/11 al
tiro. Oramai è tutto compromesso e anche se all’inizio della ripresa Phoenix
prova a dare segni di vita, la situazione non cambia perché appena Denver
decide di accelerare trova sempre buoni tiri in serie. Il quarto periodo
diventa così un lungo garbage time con i Suns che alzano ben presto bandiera
bianca. Un immenso Jokic dal canto
suo chiude con l’ennesima tripla doppia (32 punti, 10 rimbalzi e 12 assist), la
terza di una serie nella quale il serbo ha fatto vedere una pallacanestro
divina.
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