Gara 1 delle Eastern Conference Finals è di Miami. La
vittoria sui Boston Celtics porta la firma principale di un eroico Jimmy Butler, autore di 41 punti, ma è
soprattutto il giusto merito ad una squadra che è stata spesso troppo
sottovalutata come potenziale contender per il titolo. Il successo degli Heat è
la dimostrazione, l’ennesima di questa stagione, che i ragazzi di coach Erik Spoelstra appartengo
legittimamente a questo livello di competizione. Boston ha fatto una
prestazione seria e identificativa ma ha sofferto tantissimo la fisicità di
Miami e, soprattutto, le assenze di Marcus Smart (problema al piede destro) e
Al Horford (inserito nel protocollo covid).
Era la prima volta che Miami si trovava di fronte ad una difesa così forte e strutturata
come quella dei Celtics e nel 1° tempo non è stato semplice prendere loro le
misure. Gli Heat non solo l’hanno fatto brillantemente ma sono riusciti a
costruire su questi aggiustamenti la loro prestazione, producendo un 3° periodo
straripante per qualità dell’attacco e intensità difensiva. Gli uomini di coach
Spoelstra hanno sistemato alcune cose che non funzionavano (troppi punti
concessi in area e cattiva transizione difensiva) e sparato tutte le cartucce
che avevano per sgretolare le certezze dei Celtics. Dodici stoppate di squadra,
dieci rubate e una serie infinita di singole giocate che hanno permesso loro di
entrare sottopelle agli avversari. Miami ha eseguito alla perfezione il suo
piano partita, giocando con durezza e furbizia. Solo così potevano vincere.
Ancora una volta, Jimmy Butler ha giocato in maniera epica soprattutto nel
momento di massima necessità della squadra. Per lui 41 punti, tirando col 63%
dal campo e il 94.4% ai liberi (17/18), 9 rimbalzi, 5 assist, 4 recuperi e 3
stoppate. Solamente lui e LeBron James sono riusciti, nella storia dei playoff
Nba, a firmare una prestazione da 40 o più punti con almeno 5 rimbalzi, 5
assist, 4 rubate e 3 stoppate in una sola partita. Butler non è “solamente” un
leader tecnico. È una superstar assoluta. Lo dimostra, e non certo da oggi, il
suo costante rendimento anche in questi playoff. Ci sono pochissimi giocatori
migliori di lui quando c’è da giocarsi davvero qualcosa. Ma quando sei “underdog”
nella vita ogni partita vale tutto.
Il 1° tempo dei Celtics non è stato all’altezza del 2°, in particolare del 3°
quarto. Jayson Tatum e compagni l’hanno persa nei 12 minuti dopo l’intervallo e
poi non sono più stati in grado di riprenderla. Le assenze di Smart e Horford
hanno pesato enormemente non tanto nella metà campo offensiva (Pritchard e
R.Williams 18 punti a testa) quanto in quella difensiva. Tatum e Brown (53 punti combinati) si sono sacrificati molto,
sporcandosi le mani in ogni possesso, ma l’organizzazione di Miami non permette
cali di concentrazione e nemmeno troppa improvvisazione. I Celtics devono ricompattarsi
velocemente e recuperare gli assenti perché la serie è lunga e la prossima
partita (venerdì alle 2.30 italiane) molto delicata.
È Boston a dettare i ritmi di gioco nel 1° tempo. L’attacco funziona molto bene
sia nella produzione offensiva nel pitturato che in transizione. Tatum
giganteggia (21 punti) e tutta la squadra sembra vivere di energia positiva.
Miami c’è e non indietreggia mai di un centimetro. Va sotto anche in doppia
cifra ma resta sempre lì. Herro (15 punti) e Butler (14 punti) a illuminare.
Boston chiude in vantaggio 62-54 il 1° tempo. I padroni di casa cominciano il
3° periodo con un passo diverso in attacco. Il parziale d’apertura è di 22-2 e
dà a Miami la doppia cifra di vantaggio e il controllo della partita. Alla
fine, il 3° quarto vinto dagli Heat per 39-14 sarà quello decisivo (Boston 2/15
al tiro). La squadra di coach Spoelstra trova il massimo vantaggio (+20) a
inizio del 4° periodo e da quel momento non si volta più indietro. I Celtics
ricuciono lo strappo solo parzialmente senza mai realmente minacciare il
predominio degli avversari.
Miami Heat – Boston Celtics 118-107 (1-0)
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