Miami resiste, persiste e conquista. La vittoria
eroica in gara 2, la seconda consecutiva al TD Garden di Boston, vale
l’incredibile 2-0 nella serie per gli uomini allenati brillantemente da coach
Erik Spoelstra, che ora si trovano solamente a due successi dalle Nba Finals e
giocheranno le prossime due partite della serie in casa (gara 3 nella notte
italiana tra domenica 21 e lunedì 22 maggio alle ore 2:30).
Bisogna cominciare dall’epilogo, probabilmente, per
trovare una chiave narrativa a questo straordinario trionfo degli Heat. Perché
quando Grant Williams, a 7’ minuti scarsi dalla fine della partita, segna la
tripla del 96-87 Celtics, decide di andare a celebrare la giocata dicendo una
parolina di troppo in faccia a Jimmy
Butler. Ora, non è detto che questo abbia necessariamente complicato le
cose per Boston in maniera irreparabile ma sicuramente ha incendiato l’orgoglio
e lo spirito competitivo della stella dei Miami Heat. L’ultimo che dovresti
andare a stuzzicare. E così, dopo quell’episodio, Butler si prende con
prepotenza e personalità la scena. Zittisce il pubblico del TD Garden segnando
alcuni canestri dei suoi, quelli che strappano il cuore dal petto
dell’avversario e lo gettano via. Va muso contro muso con Grant Williams e
facendolo con lui, in realtà, si mette di traverso a tutta la città di Boston.
I compagni, come al solito, si fanno trascinare da lui.
Gli Heat scatenano un parziale di 24-9 che cambia il
destino di una partita che sembrava aver preso la direzione dei vicecampioni
Nba. Sembrava, appunto. Perché dopo la reazione da fuoriclasse di Jimmy, sono
arrivati anche i canestri decisivi di Bam
Adebayo, una schiacciata mostruosa dopo aver catturato di prepotenza il
rimbalzo offensivo, e di Gabe Nnamdi
Vincent, un meraviglioso jumper in step back da vedere e rivedere. E ora i
Celtics dovranno rimontare dal 2-0 una squadra che non ha la minima intenzione
di farsi rimontare e che non mostra alcuna frattura tecnico tattica o segni di
fragilità mentale nel suo modo di interpretare la pallacanestro. Butler ha
firmato una prestazione da 27 punti, 8 rimbalzi, 6 assist, 3 recuperi e 2
stoppare in 41’. Adebayo ha aggiunto 22 punti, 17 rimbalzi e 9 assist, mentre
un clamoroso Caleb Martin ha prodotto 25 punti con 11/16 al tiro in uscita
dalla panchina.
Ci sono forse un paio di numeri che possono dipingere spietatamente i dettagli di questa dolorosissima sconfitta dei Celtics in gara 2, e cioè quelli che raccontano il rendimento di Jayson Tatum e Jaylen Brown nel 4° periodo, perso nettamente da Boston 36-22. Nell’ultimo quarto, infatti, Tatum ha tirato 0/3 con tre palle perse mentre Brown è andato 1/5 con una palla persa. Ma fermiamoci qui. perché non bisogna assolutamente commettere l’errore di semplificare l’analisi additando le due stelle dei Celtics come responsabili della sconfitta. Questa statistica racconta che Boston è stata aggredita agonisticamente e mentalmente negli ultimi 7’ di partita. Ha perso certezze, fiducia e, soprattutto, identità. E nemmeno Tatum (34 punti, 13 rimbalzi e 8 assist) e Brown (16 punti, 7/23 al tiro e 1/7 da tre) si sono salvati. Nemmeno il loro talento, che ha sempre marcato la differenza nei momenti chiave, ha potuto cambiare le cose. Sono finiti tutti quanti dentro il vortice letale degli Heat, che non si erano mai arresi e che aspettavano solamente la scintilla giusta per tentare l’impossibile. E forse quella scintilla è stata proprio la celebrazione di Williams in faccia a Butler, dopo aver segnato una tripla che sembrava aver dato una spallata possibilmente letale agli Heat. Sembrava, appunto. Perché per Jimmy Butler le apparenze non contano. Non hanno mai contato in tutta la sua vita.
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