venerdì 24 aprile 2015

NBA, quarti di finale: rimonta pazzesca dei Warriors, il match point è servito

blacherreport.com
Era finita. Sotto di 20 punti nell’ultimo quarto, con New Orleans padrone di casa spinta dalla marea rossa che cantava “mvp” all’idolo Anthony Davis. Ma a salvare Golden State e a portarla sul 3-0 nella serie ci ha pensato Steph Curry, il candidato mvp per cui evidentemente nulla è impossibile. La tripla con cui a 2” dal 48’ riequilibra la partita è magica, un tiro in precario equilibrio che entra di diritto nella storia dei playoff Nba. I 40 punti con cui ha trasformato una sconfitta sicura in un 119-123 all'over time sono da non credere.
New Orleans ci resta male, perché aveva accarezzato a lungo (e meritatamente) la speranza di riaprire la serie contro il miglior team della regular season. Ma non è servito dominare per tre quarti, riscoprendo che nella Big Easy non c’è solo un meraviglioso solista come Davis (29 punti e 15 rimbalzi), ma un’orchestra di cui Ryan Anderson (26 punti dopo i 7 nelle prime due partite) è un dirompente secondo violino.
New Orleans alla terza sirena era avanti 89-69. Dirompente in attacco, col 55,6% dal campo, Davis dominatore in area, la panchina a dare una mano. Attenta in difesa, capace di tenere Golden State al 35,8% al tiro, con 23 punti a testa per Curry e Klay Thompson e 23 per il resto dei Warriors (10/34 al tiro). Nel quarto periodo Golden State si è ritrovata. Grazie a Draymond Green, l’autoproclamatosi Al Gore della Nba per aver perso da Kawhi Leonard il premio di difensore dell’anno pur avendo ottenuto più piazzamenti al primo posto dell’esterno degli Spurs. I Warriors hanno dominato a rimbalzo (18-7), costruendo seconde chance con cui rosicchiare tiro dopo tiro il vantaggio dei Pelicans. Quando a 15” dalla fine Holiday dalla lunetta firma il 107-102, però, il 2-1 sembra in tasca. Ma Curry a 12” dalla sirena infila il suo primo tiro del periodo, ovviamente da tre. Davis va in lunetta per il 108-105, poi ci pensa Steph.
Bisognerà trovare un soprannome per questo tiro che ha suscitato un misto di “Nooo” e “Ooooh” nel pubblico dello Smoothie King Center. Per Curry probabilmente è uno dei tanti, per tutti gli altri è magico. I Pelicans sbagliano due volte: a non fare fallo avanti di 3 a 2” dalla fine, a non fermare Speights che cattura il rimbalzo offensivo (il 10° del periodo per i Warriors) e consegna a Curry la sua leggenda.
Non è ancora finita. Curry comincia il supplementare facendo ancora centro da 3, New Orleans precipita sotto 119-113 con meno di 2’ da giocare. Ma non si arrende, torna a -1 con Evans e Anderson. Curry colpisce dalla lunetta per il 121-118, Davis a cronometro fermo accorcia a -2 dopo un fallo lontano dalla palla di Thompson che riconsegna la palla ai Pelicans. Ma il Monociglio, accerchiato, manca l’aggancio, mentre Curry dalla lunetta sigilla il match. Golden State si gode la prima rimonta da -20 nel quarto quarto della sua storia  da quando nel basket è stato introdotto il cronometro di tiro. Ma soprattutto si gode il 3-0 che vale un piede e mezzo al secondo turno: la rimonta dopo aver perso le prime 3 gare non è mai riuscita a nessuno.

New Orleans Pelicans - Golden State Warriors 119-123 (0-3)

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