giovedì 14 maggio 2015

Orlandina, una stagione da protagonista


da sito ufficiale Orlandina Basket:

Orlandina, una stagione da protagonista 
Paolo Cuomo - Gazzetta del Sud   

Il ritorno dopo appena sei anni in quell'Olimpo del basket dal quale era stata sradicata nel settembre del 2008, è stato celebrato dall'Orlandina con un campionato molto positivo, che ha consentito di allungare un piccolo record: sul campo è, infatti, arrivata la quarta permanenza in Serie A su quattro partecipazioni. Ecco le tappe salienti di una stagione da protagonista. Il vero capolavoro - Riuscire a ottemperare, in pochi giorni di luglio, a tutte le richieste di Fip e Lega (compresa la posa dei seggiolini per l'ampliamento del palasport): passaggi fondamentali che hanno consentito la difficile ammissione, dopo aver versato una cifra altissima (in contanti). La stagione - Poteva essere da 9, ad un certo punto si è sognato anche un bel 10 ma alla fine il voto è otto e mezzo. Più forte degli infortuni (tanti) e del "taglio" di tre americani, il gruppo è stato bravissimo a superare le due fasi negative - all'inizio dei gironi d'andata e ritorno - vincendo in trasferta partite determinanti per la svolta, grazie al carattere e al gioco. Meglio i primi tre mesi, quando la squadra è stata capace di issarsi alla quota di sicurezza di 12 punti, sfruttando la verve di Austin Freeman, il quale sarà stato anche destabilizzante per lo spogliatoio (e da qui il foglio di via in direzione Roma), ma il cui apporto nei sei successi è fuori discussione: 21.2 punti di media con il 50% da tre. Nel ritorno, dopo aver ripreso la marcia - con l'organico però rivoluzionato dagli arrivi di Me Gee, Campbell, Sulemajnovic e dalla partenza, a traguardo raggiunto, di Archie - tutte le attenzioni si sono concentrate sul match-clou stravinto contro Milano, vera ciliegina sulla torta. Piazzamento - La terz'ultima posizione finale è ingenerosa per quanto mostrato. Abbiamo sbagliato il pronostico (formulato a settembre) che la squadra avrebbe chiuso al decimo posto, centrando però la previsione che non ci sarebbero stati problemi a mantenere la Serie A. Anzi, il 29 dicembre dopo il successo su Varese che portava a +10 il vantaggio su Caserta (ancora a zero) i giochi erano già fatti. E il 10. posto, distante appena quattro punti, era sicuramente alla portata dei pa- ladini che però hanno sprecato troppe occasioni. Le perle - È vero, il livello tecnico del torneo non è più quello di una volta, ma una matricola che batte i tricolori di Milano, Venezia, Sassari dell'ex Sacchetti con una prodigiosa rimonta, Brindisi e perde di un soffio con le altre "fabulous six" Reggio Emilia e Trento ha reso il suo campionato magico. E altre considerazioni sono superflue. Farsi trovare pronti per il ripescaggio il vero capolavor. Giulio Griccioli - Per noi è il coach of the year. Ha superato senza lamentarsi tutti gli ostacoli che la stagione ha presentato sul cammino. Mai una parola fuori posto, solo lavoro e idee cestistiche sempre efficaci (vedi la zona "bulgara" nei due successi in Campania, con l'Orlandina in totale emergenza) che hanno consentito di ipotecare la salvezza con largo anticipo. Nella sua testa c'è l'intenzione di rimanere, ma se arriverà un'offerta importante (è possibile) andrà via. I veterani - Tre icone da clonare, tre fenomeni del basket internazionale, il vero segreto del secondo posto di un anno fa e della positiva annata appena conclusa. Non soltanto per quello che hanno dato (a turno) sul parquet, ma soprattutto per l'enorme contributo d'esperienza che hanno offerto a tutto tondo. Se Pozzecco ha fallito a Varese è perché nessuno del trio lo ha seguito, preferendo rimanere a Capo d'Orlando. E la carta d'identità può continuare a non interessare: la squadra del prossimo anno dovrà provare a ripartire da Basile, Soragna e Nicevic (se avranno ancora voglia). II migliore - Dominique Archie. Il lungo scoperto brillantemente in Romania due anni fa, si è confermato anche al piano di sopra con un girone d'andata eccellente, da oltre 14 punti e 6 rimbalzi. Poi è calato, sino al trasferimento a Ostenda che ha consentito all'Orlandina di monetizzare. In Belgio si è inserito, senza acuti, in un team dall'ingranaggio perfetto, favorito per il titolo. Il pubblico - L'uomo in più in molte circostanze. Certo, il PalaFantozzi avrebbe meritato il "tutto esaurito" già in abbonamento e non soltanto per le visite dell'ex Pozzecco e dei campioni di Milano. Ma va bene lo stesso. Fortuna - La zalagrina orlandina è conosciuta in tutto il mondo. Ma è altresì indiscutibile che il proverbio "la fortuna aiuta gli audaci" ben si adatta a questa realtà ed alla sua storia. Il "colpo" dell'anno in materia? Senza dubbio l'ingaggio di Sek Henry, perché dopo aver perso la scommessa Jonny Flynn, trovarsi come manna dal cielo un signor giocatore appena rilasciato da Brindisi, passaportato ed a costo limitato può cambiare la stagione. Così è stato. E il playmaker si è meritato, ex aequo con Archie, il titolo di Mvp biancazzurro. La nota negativa - La squalifica del "PalaFantozzi", sanzionata per i fatti seguiti alla partita persa in volata contro Pesaro, dopo aver dilapidato nella ripresa un vantaggio di 14 punti. Si trattava di un'amichevole (o poco più), vista la posizione di assoluta tranquillità in classifica e nessun fischio assurdo di Paternicò potrà mai giustificare le continue invettive (iniziate già nel primo quarto) sfociate, nell'arco dell'intera stagione, in lunghe inibizioni, pesanti multe e soprattutto nelle due giornate al campo. Che, comunque, hanno avuto un aspetto positivo: gli incontri giocati nel calore di Trapani hanno unito in un grande abbraccio la Sicilia che ama la pallacanestro. Il futuro - La società, senza il peso dei quasi 700mila euro "investiti" per l'operazione-ripescaggio e con due mesi in più per lavorare e sistemare le varie situazioni, avrà ampi margini di manovra per il consolidamento della struttura. Sul piano tecnico, il massimo sarebbe ripartire da coach Griccioli, dalla coppia Henry-McGee (una guardia che ha mostrato qualità interessanti), dal rientrante playmaker Tommy Laquintana - protagonista a Biella - e soprattutto dall'inossidabile trio di "vecchietti terribili" che, con il livello che c'è, potranno allacciarsi le scarpe almeno sino al compimento dei 45 anni.

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