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A Portland c'è da sempre una tradizione cestistica da far invidia a tutto il panorama statunitense della palla a spicchi. I Trail Blazers infatti, a lungo unica squadra professionistica della città prima dell' affermarsi della MLS con i Timbers nel 2001, sono sempre molto seguiti e il Rose Garden Arena (attualmente chiamato Moda Center) è stato riempito sempre in ogni ordine di posto per quasi tutti i quarantacinque anni d'esistenza della squadra in NBA. Ecco, in questo caso, il quasi indica quello che è stato per la franchigia un periodo controverso , quello durato poco più di tre anni all'inizio del nuovo millennio, segnato da un amore, per tutti i successi e i record che la squadra ebbe nel corso di queste stagioni fino ad arrivare a sfiorare il titolo, e di odio per tutto ciò invece che riguardava la franchigia per aspetti puramente extra-cestistici che definirono gli uomini di coach Maurice Cheeks come i Portland "Jail" Blazers (dove Jail sta per carcere). Tutto iniziò con l'avvento del nuovo millennio quando l'allora manager dei Trail Blazers Bob Whitsitt , che fu artefice delle stagioni d'oro dei Seattle Supersonics negli anni '90, decise , dopo aver raggiunto le finali di conference perse solo a gara 7 contro i Lakers nel 2000, di dover puntare di nuovo alla conquista del titolo. Whitsitt Pur di vincere subito pensò quindi di portare in Oregon giocatori forti tralasciando i problemi che potevano creare al di fuori del parquet. Dopo la stagione 99/00 fu ingaggiato quindi Shawn Kemp , pupillo di Whitsitt a Seattle ma ormai già avviato verso la fine della sua carriera. Sempre lo stesso anno Portland scelse al draft , con la chiamata n.19, il giovane Zach Randolph proveniente da Michigan State e , fu chiamato poi a giocare nella stessa squadra, anche la guardia Ruben Patterson, free agent al momento dell' ingaggio ma uomo di Whitsitt a Seattle negli anni precedenti. C'erano tutti i presupposti per creare una squadra da titolo ma questi giocatori si aggiunsero ad un gruppo di cestisti dal carattere non semplice e con molti problemi con la giustizia. Il gestire la squadra divenne per lo staff un' impresa sempre più ardua che culminò con l' avere un gruppo spaccato ed un pubblico ostile. A tal proposito basta citare degli esempi. A fine 2001 infatti il giocatore simbolo dei Trail Blazers Arvydas Sabonis lasciò l' America e tornò in Lituania a seguito delle reiterate risse negli spogliatoi con il compagno Rasheed Wallace. Proprio quest' ultimo si rese autore di numerosi litigi e sopratutto fu incriminato per resistenza a pubblico ufficiale e reati legati all' uso e al possesso di Marijuana prima di finire poi a Detroit ,nel 2004, dove vinse il suo unico titolo NBA. I problemi però non finirono qui. Sempre nel 2001 ci furono guai anche per Bonzi Wells ed Erick Barkley che , dopo l' ennesima notte brava tra alcol e donne, furono entrambi accusati di oltraggio a pubblico ufficiale. Wells poi fu anche un problema in campo per i troppi falli tecnici che gli venivano fischiati e per il rapporto non facile con coach Cheeks che ebbe però problemi anche con Darius Miles. Infatti, la giovane Ala proveniente dai Los Angeles Clippers accusò il coach di essere un incompetente e lo ridicolizzò pubblicamente. Alla lunga schiera di giocatori problematici si aggiunsero poi Ruben Patterson , reo di aver molestato la tata dei suoi figli proprio nel periodo della sua permanenza a Portland, e il giovane Randolph (attuale centro dei Memphis Grizzlies), accusato di aver molestato una spogliarellista e di aver scatenato numerose risse sia con i compagni che al di fuori dell' attività di cestista. Fu accusato di aver fatto lottare dei cani invece Qyntel Woods ,visto in Italia con la maglia della Fortitudo Bologna nel 2008/09, e in Grecia ,con l' Olympiacos l'anno precedente, quando fu trovato positivo alla cannabis. Infine, per completare questo quadro fatto di giocatori di gran talento ma tutt'altro che disciplinati, è impossibile non citare i problemi di Shawn Kemp che , a seguito della sua vita sregolata, fu portato in un centro di riabilitazione per curarsi dalla sue dipendenze dall' alcool e dalla cocaina. Il pubblico però era contento , o meglio, tollerava questi comportamenti per via dei risultati non del tutto negativi che arrivavano dal campo con le qualificazioni ai play-off e i buoni record ottenuti nelle varie stagioni. La goccia che però fece traboccare il vaso fu un' intervista del 2002 di Bonzi Wells che , senza mezzi termini, affermò che lui e i suoi compagni trattavano con indifferenza e disprezzo i fans. A quel punto anche il caloroso e numeroso pubblico di Portland incominciò a rifiutare di andare al Rose Garden. E così, al termine della stagione 2002/03 il G.M. Bob Whitsitt abbandonò Portland per ritornare a Seattle ma questa volta ai BayHawks, in NFL. La proprietà decise di cambiare la presidenza della squadra e a rivestire la figura di presidente fu Steve Patterson (ex giocatore NBA visto in Italia a Bologna negli anni 70) mentre il ruolo di G.M. fu ricoperto da John Nash, già manager dei 76ers e dei New Jersey Nets. Seguirono anni non proprio felici con una squadra in completa ristrutturazione , che mancò i playoff per la prima volta dopo circa venti anni. e un pubblico da riconquistare. La nuova presidenza si rese responsabile anche del fallimento della società che gestiva l' arena. La sferzata giusta arrivò poi con il proprietario Paul Allen che cambiò di nuovo il presidente inserendo in società Larry Miller che , a seguito delle sue nuove politiche, fece dimenticare ai tifosi l' epoca dei Portland "Jail" Blazers riportandoli di nuovo all' Arena a tifare per i nuovi idoli (questa volta più disciplinati) Brandon Roy e LaMarcus Aldridge.
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