da sito ufficiale Olimpia Milano:
Milan Macvan, il destino è nel nome!
Se ti chiami Milan e giochi a basket approdare all’Olimpia è come se fosse scritto nel tuo destino. E’ così per Macvan, l’ala forte arrivata quest’anno all’EA7 Emporio Armani con il suo bagaglio fatto di esperienza, tiro da fuori, mestiere e intelligenza tattica. Macvan ha recuperato a tempo di record da una frattura alla mano che certamente non ha aiutato la squadra a raggiungere le Top 16 di Eurolega e ha impressionato lo staff – non Coach Repesa che lo conosceva bene – per la grande etica lavorativa, il suo integralismo nella preparazione. “Milano è arrivata al momento giusto nella mia carriera perché le nostre ambizioni sono simili e vanno guardate a media e lunga scadenza”, dice.
LA STORIA - Milan Macvan ha un grande futuro dietro le spalle. Intanto una storia personale importante. E’ nato a Vukovar, nella parte orientale della Croazia, una città con un porto fluviale importante ma tristemente nota alle cronache dei primissimi anni ’90 per il Massacro di Vukovar, compiuto dalle milizie paramilitari serbe durante la guerra per l’indipendenza croata. Macvan è nato in Croazia ma in una famiglia serba. Milan era un bambino e seguì la famiglia a Novi Sad in Serbia nel momento peggiore del conflitto balcanico. Quando a sei anni tornò brevemente a Vukovar scoprì la pallacanestro. “Per un bambino serbo trovare un giocatore da idolatrare non è mai difficile. Io avevo scelto Zoran Savic: curiosamente dicono che gli somigli anche somaticamente. Ma è una questione di ruolo”, racconta.
LE SQUADRE - La sua prima squadra fu l’FMP Zeleznik, una grande scuola per giovani, ma nel 2007 quando doveva firmare il primo contratto professionistico scelse di trasferirsi a Vrsac dove allenava Coach Miroslav Nikolic che l’aveva guidato nei suoi primi passi nelle nazionali giovanili. Ma ironicamente Nikolic fu esonerato poco dopo l’arrivo di Macvan e il suo sostituto fu Vlada Vukoičić che lo aveva guidato invece a Zeleznik. Ma intanto Milan faceva parlare di se a livello internazionale con una serie di tre ori, agli Europei Under 18, ai Mondiali Under 19, agli Europei Under 20 (più l’oro alle Universiadi di Belgrado). Nel frattempo anche un argento europeo con la Nazionale senior e una prova da 23 punti e 14 rimbalzi che gli consegnò il trofeo di MVP all’Hoop Summit di Portland, una specie di All-Star Game riservato ai migliori 18enni del mondo.
IL TRASFERIMENTO - Fu così che nel 2010 (dopo essere stato “Rising Star” di Eurocup) Macvan si trasferì al Maccabi Tel Aviv con il quale giocò anche una finale di Eurolega ma con un ruolo minore che probabilmente non convinse fino in fondo. Dopo due anni venne prestato al Partizan e dal Partizan si trasferì al Galatasaray, club sempre difficile da interpretare perché ambizioso, generoso sul mercato ma poi con problemi gestionali che coinvolgono anche i giocatori. E’ rimasto in Turchia fino al 2014. Lo scorso anno andò a rinforzare il Partizan alla ricerca anche di continuità e una rinascita personale. La Stella Rossa vinse il titolo ma Macvan fu nominato lo stesso MVP dei playoffs. Ed ora è a Milano per la tappa che giudica decisiva della sua carriera, nella squadra che vorrebbe fosse la sua. “A Milano ho trovato tradizione, rispetto per la storia e una grande organizzazione. Ho giocato in altri grandi club, come il Maccabi, ma in termini di preparazione societaria qui siamo ad un altro livello”, sostiene.
L’AMERICA - Nel 2011 anche la NBA ha puntato gli occhi su di lui. Nonostante non abbia l’atletismo tipico del giocatore NBA, Cleveland l’ha scelto al secondo giro con il numero 54. E’ stato in America ad allenarsi con i Cavs dove l’hanno paragonato a Kevin Love, “perché abbiamo caratteristiche simili, siamo ali grandi che tirano da fuori e giocano duro, ma lui è un futuro Hall of Famer, quindi è lusinghiero il paragone ma stiamo parlando di due livelli differenti”, ammette. Quello che piace di Macvan ad esempio è il trattamento di palla: a dispetto della taglia, quando cattura un rimbalzo in difesa non ha sempre bisogno di passare la palla ad un piccolo perché è in grado di schizzare in palleggio da solo. Questa tecnica è ciò che piace di Macvan anche in America. Ma piace moltissimo anche a Milano.
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