venerdì 22 aprile 2016
NBA, quarti di finale: Harden rilancia Houston. Uragano OKC!
James Harden vive per i momenti decisivi. A tre secondi dalla fine, la barba più famosa della Nba si inventa il canestro che regala a Houston il 97-96 su Golden State nel terzo atto della serie, che ora i Warriors comandano 2-1. Senza Steph Curry per la seconda gara consecutiva, i campioni dimostrano che la profondità è la loro forza, inventandosi, con la panchina, una rimonta strepitosa che Ian Clark aveva convertito nel 96-95 a 10” dalla fine. Ma il sogno di 3-0 dei Warriors è stato infranto dalla determinazione di Harden, che ha coronato col canestro della vittoria una bella gara da 35 punti. “Nei playoff conta vincere, non importa come” ha detto la star di Houston, riferendosi al vantaggio di 17 punti che i Rockets hanno sprecato.
Golden State è stata tradita da Klay Thompson e Draymond Green, i due che avrebbero dovuto far dimenticare l’assenza di Curry. L’altro Splash Brother ha chiuso con 17 punti e 7/20 dal campo (0/7 da 3), rimanendo a secco nel 4° periodo. Sta tirando col 35,2% dal campo e col 23,8% da tre nella serie: è vero che spende energie in difesa su Harden, ma sta fallendo l’esame da superstar. Green ha macchiato con 7 palle perse (compresa una imbarazzante nell’ultimo possesso) una gara da 9 punti, 7 rimbalzi e 7 assist: ha fatto tutto un po’ meno bene del solito, è mancato in attacco (3/9 in gara-3) come nel resto della serie (12/33). Se Golden State è rimasta in partita fino alla fine, dimenticando l’inusuale 6/25 da tre, il merito è di Marreese Speights (22 punti, massimo in carriera nei playoff) e Clark, quasi decisivo con i suoi 9 punti nell’ultimo periodo. Houston ha tirato male, 39,1%, rifugiandosi da Harden (determinato anche in difesa) quando le cose si sono fatte difficili. I Rockets avevano costruito il loro vantaggio col 52-43 a rimbalzo e i 46 punti in area, convertendo in 20 punti le 14 palle perse dei Warriors. Bene Howard (13 punti e 13 rimbalzi, terza doppia doppia consecutiva) nel primo tempo, ma nel finale è rimasto a guardare. Bene Motiejunas (14 punti e 13 rimbalzi), bravo a rispondere presente nel finale alla richiesta di aiuto di Harden.
Warriors subito in difficoltà con i falli, puniti dallo scatenato Harden (13 punti) che in attacco si rivela un osso troppo duro sia per Thompson che per Iguodala. Speights prova a riportare Golden State a distanza ravvicinata dopo il 31-18 del primo periodo, ma Harden, da tre, firma il 53-36 Rockets a 4’27” dal riposo, corretto in 55-48 dal 9-0 sigillato da una tripla di Speights (14 punti nel 2° periodo) con cui Golden State chiude il primo tempo. Harden frena il primo tentativo di rimonta dei campioni, ma il 10-4 a chiusura del terzo periodo (dove Houston arriva avanti 78-72) è il prologo al definitivo rientro in partita dei Warriors. Livingston li riporta sull’81-80 a 8’59” dalla fine, ma il sorpasso non arriva e Motiejunas firma il 91-83 Houston a 4’40” dalla fine.
I Warriors giocano il jolly Clark, che a 1’25” dalla fine firma il sorpasso sul 94-93. Beasley dalla lunetta riporta avanti Houston con 41” da giocare, ma ancora Clark a 10” dalla fine gela il Toyota Center. I Rockets ripartono senza timeout, Harden manda fuori giri Iguodala con una finta (e forse con una spintarella di troppo) e a 3” dalla fine inchioda il canestro della vittoria. 2-1 Golden State, domenica alle 21,30 italiane si ricomincia: Houston ha ripreso fiducia, ai Warriors probabilmente servirà Curry per ritrovarla.
Quando i Thunder riescono a metterla sul piano dell’atletismo, dopo aver preso il controllo del ritmo, difficile giocarsela. Oklahoma City si riprende il vantaggio del fattore campo ritrovando, innanzi tutto, Kevin Durant al suo meglio, dopo il flop di gara due: dominante con 34 punti, di cui 20 già in un primo tempo in cui i Thunder mettono le mani sulla partita (14-25 dopo 10’, 32-48 a metà secondo quarto fino a toccare il 36-55), volando soprattutto col migliore impatto di seconde linee come Kanter (al massimo carriera ai playoff di 21 punti) e Waiters (4/8 da tre nella ispirata serata ospite da oltre l’arco, 15/27). Dall’altra parte, già privi di Deron Williams (ernia) oltre al lungodegente Parsons, i Mavs crollano quando entrano in campo Harris e Lee al posto dei fari Nowitzki (16 punti, 6 rimbalzi, 5 assist con 12 tiri nonostante i 37 anni e una contusione al ginocchio destro) e Barea. Aprendo bene il campo coi tre piccoli, Dallas riesce a costruire buoni tiri, ma al 30/53 da due non riesce a unire una percentuale adeguata da oltre l’arco (17 errori su 23 triple tentate), e forse tenere il ritmo di questi Thunder da 131 punti sarebbe stato impossibile comunque. Tanto più che quando i texani tornano sotto la doppia cifra di margine, Oklahoma City rilancia con una ripresa da 73 punti, di cui 20 di Russell Westbrook, su una partita da 26 totali con soli 16 tiri e ben 15 assist, oltre a 6 perse e all’anomalia degli zero rimbalzi: è una sua sfuriata a ridare l’allungo in quattro azioni da +10 a +18, fino al 75-97 sul finire di terzo quarto e al 100-131 poco prima della sirena finale. E stavolta la danza prepartita di Westbrook con Cameron Payne si è svolta in totale “sicurezza”, dopo l’incrocio pericoloso con Villanueva e Anderson prima di gara due.
Houston Rockets - Golden State Warriors 97-96 (1-2)
Dallas Mavericks - Oklahoma City Thunder 102-131 (1-2)
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