mercoledì 11 gennaio 2017

Serie A: il Pagellone della 15° giornata



GERMANI BRESCIA voto 10: i sogni son desideri, sigla romantica che accompagnava le passeggiate altrettanto romantiche della bistrattata, poi principessa, Cenerentola.
E’ un po’ quello che è avvenuto a Brescia, che un anno fa navigava nel tempestoso mare chiamato A2 ed ora si ritrova, da neopromossa, alla fine di un girone d’andata chiuso con 7 vittorie su 15 partite, qualificata alle Final Eight di Coppa Italia, da settima della classe.
Se alla signora Graziella Bragaglio, presidentessa del sodalizio lombardo, ad inizio stagione, le avessero detto “non solo, al giro di boa, siete quasi salvi, ma farete la Coppa Italia”, probabilmente avrebbe consigliato, al padrone di tale affermazione, un bel centro d’igiene mentale.
Invece è tutto vero, perché la squadra è buona e può ancora crescere, ed intanto si leva la prima, grande soddisfazione, in attesa di altre che verranno, come rimettere in piedi il vecchio Pala Eib, con tutto il rispetto per il Pala George di Montichiari, l’attuale casa delle “rondinelle”. AFFAMATI.

PAUL STEPHAN BILIGHA voto 9: lunghi alla riscossa, ci verrebbe da dire, in quel di Cremona, perché dopo Thomas la scorsa giornata è toccato al buon “vecchio” Paul da Perugia fare la voce grossa nella seconda vittoria consecutiva della Vanoli, un’autentica, quanto impronosticabile, impresa sul campo di Reggio Emilia, che restituisce fiducia ad un ambiente che neanche 20 giorni fa già suonava un de prufundiis che sembrava annunciato.
Niente di tutto ciò, il ragazzone, forse arrivato troppo tardi sul palcoscenico buono, domina al Pala Bigi con 21 punti (8/11 da 2, 1/1 da 3, 2/2 ai liberi), 5 schiacciate, un paio da copertina, 3 rimbalzi, 3 stoppate per un bel 22 di valutazione.
Cremona sembra rinata, lui è stato uno dei pochi che anche quando tutto andava storto se la giocava, col coltello tra i denti. DETERMINANTE.

MARQUES GREEN voto 8: sei sotto di 4 punti a meno di 50 secondi dalla sirena e la partita ti stai ormai scivolando di mano? Rivolgiti al folletto di Philadelphia, lui ti risolverà il problema.
Come un chirurgo in sala operatoria riprende il paziente per i capelli, lui fa lo stesso con una Sidigas ormai quasi arresa ad una mai doma Trento (onore delle armi vista la situazione infortuni).
Segna una tripla siderale che riapre tutto, poi tracima all’over time, quando sgancia altri tre siluri che scrivono la parola fine sulla partita e sulle speranze trentine (e non solo) di partecipazione alle Final Eight. E pensare che, al 40° minuto iniziato, si può tranquillamente dire che la sua partita era ampiamente insufficiente. Ma quando uno è fuoriclasse lo è sempre, anche quando sembra che tutto gira male. SEMPITERNO.

EA7 MILANO voto 7: segnali di ripresa per le “scarpette rosse”, che in Eurolega vanno malissimo ma ad Istanbul stavano per regalarsi una calza piena di dolci. Ci ha provato la neve ad Ataturk a fermarne il rientro, ma a Desio, dopo un primo periodo interlocutorio, sotto i colpi del professor Simon, i ragazzi di Repesa si prendono il derby con Cantù e chiudono il girone d’andata con 13 vittorie e 2 sconfitte. Non era certo in dubbio il titolo, seppur platonico, di campione d’inverno, ma la squadra vista al Sinan Erden Dome e nel secondo tempo di ieri sera è quella che vorremmo vedere sempre. Cattiva, grintosa, semplicemente viva. STRADA GIUSTA.

GIULIO GAZZOTTI voto 6: ma consideratelo idealmente più alto. Pesaro soffre dannatamente, ma batte Capo d’Orlando e si porta a casa una vittoria preziosissima in chiave salvezza.
Grinta, lotta, anima, carattere, cuore grande, tutto insieme, nel volto di questo ragazzo di Bologna, che non sarà la quint’essenza del talento e della bellezza cestistica, ma i galloni di capitano affidatigli ad inizio stagione li onora, eccome se li onora.
I numeri non saranno d’impatto (5 punti, 5 recuperi, 3 rimbalzi e 3 assist), ma in difesa è un satanasso e in attacco mette due canestri decisivi nell’economia della gara. GUIDA.

BETALAND CAPO D’ORLANDO voto 5: sapere di essere già a Rimini, con 40 minuti d’anticipo, in più giocare sul campo di una squadra affamata e bisognosa dei 2 punti come l’aria, ha un po’ spento l’entusiasmo dei siculi, che aspettano ancora un play maker (pare fatta per il montenegrino Ivanovic), ma che perdono a Pesaro, peccando di concentrazione nel finale arroventato che arride ai marchigiani.
Ci può stare un passaggio a vuoto, al termine di un girone d’andata da incorniciare, ma che non diventi un’abitudine. DISATTENTI.

TEDDY OKEREAFOR/TERRAN PETTEWAY voto 4: le flebili speranze pistoiesi di centrare, per il secondo anno consecutivo, le Final Eight di Coppa Italia erano appese alla trasferta di Montichiari, tramutatasi, a lungo andare, in un viaggio nel buio.
I toscani, nella ripresa, si spengono come un fiammifero al vento, lasciando la passerella ai più gasati bresciani, i due in questione ci mettono, decisamente, del loro: 5 punti (2/10 al tiro), 2 palle perse, 5 falli commessi il fatturato in combinata, la Coppa Italia non può che essere un lontano miraggio. SPENTI.

JOAO “BETINHO” GOMES voto 3: torna a toccare il fondo il portoghese di Trento. Con Johndre Jefferson che ha salutato tutti, pronto a diventare papà (auguri), con Dominique Sutton che non sbroglia la matassa burocratica prima di tornare, col ginocchio di Lighty che fa crack (un mese di stop, buona guarigione), ci si aspettava tantissimo da lui, che di esperienza ne ha maturata un bel po’ per poter, quanto meno, provare ad essere leader. Risposta? 5 punti, 2/11 al tiro, la palla persa decisiva a fine regolamentari, per un bel -4 di valutazione, una serie infinita di passi indietro da parte di un giocatore da cui ci si aspettava, sinceramente e decisamente, molto di più. MALE SE NON MALISSIMO.

GRISSIN BON REGGIO EMILIA voto 2: altro giro altra mazzata per Reggio Emilia, che prende una batosta inenarrabile da una Cremona scesa, al Pala Bigi, quasi per onor di firma, ma che si trova a compiere un’impresa degna di nota, anche grazie agli emiliani, alla seconda sconfitta consecutiva dopo i bagordi contro Milano dello scorso 27 Dicembre.
Una mini crisi non presa affatto bene ai piani alti, con il vice presidente Paterlini che non le manda a dire, frecciatine che i maligni vorrebbero essere indirizzate ad Alessandro Frosini, reo di aver costruito una squadra nuovamente troppo “molle” dal punto di vista fisico e di non correre ai ripari. Chissà che l’empasse non la sbrogli il ritorno di Rimas Kaukenas. SPAESATI.

DANIELE CAVALIERO voto 1: Varese regge 30 minuti, poi crolla in casa con Torino nell’anticipo del sabato sera e, complici i risultati dagli altri campi, si ritrova a condividere il pericolosissimo ultimo posto a braccetto con una Cremona in netta ripresa.
Lui, che dovrebbe essere il faro, il collante tra nuovi e “vecchi”, continua a non ritrovarsi. Anche contro la Fiat sta in campo (si fa per dire) 10 minuti, manda verso il ferro 4 piccioni viaggiatori, Caja lo mette seduto per disperazione. Sta giocando (sempre si fa per dire), probabilmente, la peggior stagione da quando è un professionista, e siamo appena a metà. DESPERADOS.
 
PASTA REGGIA CASERTA voto 0: la debacle di Sassari manda agli archivi un girone di andata iniziato alla grande per i bianconeri, terminato malissimo, con 5 sconfitte consecutive (89.6 punti di media incassati), 6 nelle ultime 7 partite, l’obiettivo (a detta di qualcuno no, o forse si, boh) Final Eight sfumato (anche se Avellino ha provato in ogni maniera a suicidarsi per favorire la Juve, ma niente da fare).
La squadra è completamente piatta, assuefatta, si fa calpestare a piacimento senza colpo ferire, non accenna una minima reazione, tecnicamente è ferma, della difesa ne abbiamo già parlato, ed è un peccato perché questa poteva essere la stagione del riscatto dopo due stagioni che definire difficili è davvero un eufemismo. Ma sembra che qualcuno, dalla palude della mediocrità, non voglia proprio uscirci. ABBATTUTI.

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