venerdì 19 aprile 2019

NBA, Play Off: Phila e Warriors: che vendette! Avanti anche gli Spurs

Brooklyn Nets - Philadelphia 76ers 115-131 (serie 1-2)
Con Joel Embiid ai box, ci pensa Ben Simmons, producendo una prestazione da cinema (31 punti e 9 assist), a trascinare i 76ers all’importantissimo successo a Brooklyn che permette loro di riprendere il vantaggio del fattore campo nella serie. Embiid, rallentato da un problema al ginocchio sinistro con il quale convive da diverse settimane, deve dare forfait ma l’australiano griffa la sua miglior prestazione in carriera nella postseason, guidando Philadelphia a un comodo successo. Punzecchiato da Jared Dudley alla vigilia di gara 3 (”Quando gioca in velocità è fortissimo ma a difesa schierata è un giocatore normale”), Simmons risponde nel miglior modo possibile, i Nets non trovano risposte difensive e i 76ers in attacco fanno quello che vogliono. Un Barclays Center finalmente rumoroso prova a spingere i Nets, rinfrancati dalla notizia del forfait di "The Process", pericolo pubblico numero uno. Coach Brown promuove in quintetto Greg Monroe e gli ospiti partono con lo spirito giusto. Simmons attacca il canestro, JJ Redick prende subito confidenza con il tiro e Tobias Harris si fa sentire in attacco. Philadelphia muove molto bene il pallone sul perimetro e produce una signora pallacanestro, Brooklyn fatica a rispondere e la gara si incanala sui binari preferiti dalla squadra ospite. L’ottimo impatto dalla panchina di LeVert permette alla compagine newyorchese di tornare in scia in apertura di secondo quarto Harris però e’ infallibile dalla lunga distanza e le sue triple riaccendono l’attacco dei 76ers. Il resto lo fa Simmons il quale chiude il primo tempo con una perentoria schiacciata che regala a Philadelphia il +6 all’intervallo. Redick e Harris non si raffreddano durante la pausa e riprendono da dove avevano lasciato. Con i loro canestri Philly scappa al +18 nelle battute finali del terzo periodo. Brooklyn balbetta ma in un modo o nell’altro riesce a restare nel match per produrre poi il suo massimo sforzo in apertura di quarta frazione. I padroni di casa segnano nove punti consecutivi, riscaldano il Barclays Center e con la tripla di Russell tornano al -6 a 8’37’’ dalla sirena. Nel momento più importante del match però Harris e un super Simmons si riprendono le luci della ribalta. I talentuoso australiano trova perfino ritmo dalla lunetta nei minuti finali, non c’e’ più partita e i Nets devono così alzare bandiera bianca.

San Antonio Spurs - Denver Nuggets 118-108 (serie 2-1) 
Vietato passare all’AT&T Center. Gli Spurs impongono la legge di casa, strappando il successo in gara 3 che vale il 2-1 nella serie e negando ai Nuggets un successo che, nella città dell’Alamo, manca dal 4 marzo 2012. Un digiuno che prosegue a causa dell’incapacità della squadra di coach Malone di cambiare personalità e accendere la tanto attesa modalità playoff. Gli Spurs, al contrario, l’interruttore lo trovano, strappando una vittoria tutta carattere e gruppo, come da tradizione. Derrick White continua a essere il capolavoro di Gregg Popovich, in stagione regolare come nei playoff: l’ex Colorado mette la firma sulla miglior prestazione in carriera con 36 punti (con 15/21 dal campo), 5 rimbalzi, 5 assist e 3 palle rubate, leader dei 6 giocatori in doppia, nei quali spiccano anche i 25 punti di DeMar DeRozan e i 18 con 11 rimbalzi di LaMarcus Aldridge. Marco Belinelli dà il suo contributo alla causa con 6 punti e la “spicy meatball” (come dicono a San Antonio) dall’arco che apre i rubinetti nel 4° periodo, quando gli Spurs trovano il super break di 18-5 che abbatte il muro del +20 e mette definitivamente in ghiaccio. A Denver non bastano i 22 punti, 8 rimbalzi e 7 assist di Nikola Jokic e i 20 di Malik Beasley, guide di un attacco da 52% dal campo e il 51.7% da 3 punti. Lo stesso attacco, però, che ha pagato caro il 9/17 ai tiri liberi e le 13 palle perse, stritolato nel finale dalla difesa degli Spurs. 

Los Angeles Clippers - Golden State Warriors 105-132 (serie 1-2)
Stavolta niente miracoli. Golden State vola oltre i 30 punti di vantaggio, come in gara 2, ma nel terzo atto porta a termine la missione, stritolando i Clippers con un devastante 132-105 che vale ai campioni il 2-1 nella serie e ribadisce che sono i favoriti, non solo per andare al secondo turno ma per vincere il titolo per il terzo anno di fila. I Warriors scelgono di mettere in mostra i gioielli della corona per reagire alla peggior rimonta nella storia dei playoff: quello che brilla di più è Kevin Durant, strepitoso con 38 punti e 7 assist col cagnaccio Pat Beverley che stavolta non riesce a morderlo. Los Angeles praticamente non s’è vista, incapace a reggere l’urto di quella che ci tiene a ribadire di essere la miglior squadra in circolazione. Danilo Gallinari affonda coi compagni, chiudendo con 9 punti, 2/13 al tiro e un preoccupante 0/8 dall’arco: se la squadra di Doc Rivers vuole riequilibrare la serie, domenica in gara 4 alle 21:30 italiane, avrà bisogno che l’azzurro cominci a fare la differenza.
Impossibile battere i Warriors quando giocano così: attacco fluido, pallone che gira fino a trovare il tiratore meglio piazzato (35 assist), difesa asfissiante che non concede nulla a Los Angeles (37,2% dal campo). L’assenza di DeMarcus Cousins, perso per il resto dei playoff, non si sente: Andrew Bogut in quintetto (8 punti, 14 rimbalzi, 5 assist) sembra di nuovo il componente fondamentale del sistema che era nel titolo 2015 e nella squadra delle 73 vittorie del 2015-16; Kevon Looney (10 punti) dalla panchina aggiunge minuti importanti. Tutta Golden State ha impressionato: Steph Curry con le sue triple, Klay Thompson con la difesa (principale controllore di Gallinari), Draymond Green per la costruzione del gioco, Andre Iguodala per l’energia dalla panchina. Ma nessuno ha fatto la differenza come Durant. Coach Kerr si era detto preoccupato che avesse preso solo 8 tiri in gara 2, uno in più dei palloni persi. Durant ha risposto da campione, da più forte di tutti, cominciando a fare canestro dall’inizio (12 dei primi 19 punti Warriors sono suoi) e non fermandosi fino a quando la partita era in cassaforte e oltre la soglia ”miracolo”. “Sapete chi sono, sono Kevin Durant” aveva ricordato nell’allenamento della vigilia. Allo Staples Center ha mostrato perché pensa che LeBron gli abbia, già dalle Finals 2017, passato il testimone di più forte di tutti.

Il programma della notte:
Orlando Magic - Toronto Raptors (serie 1-1) ore 01:00
Indiana Pacers - Boston Celtics (serie 0-2) ore 02:30
Oklahoma City Thunder - Portland Trail Blazers (serie 0-2) ore 03:30 su Sky Sport NBA

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