Brooklyn Nets - Philadelphia 76ers 115-131 (serie 1-2)
Con Joel Embiid ai box, ci pensa Ben Simmons, producendo una prestazione
da cinema (31 punti e 9 assist), a trascinare i 76ers all’importantissimo successo a Brooklyn
che permette loro di riprendere il vantaggio del fattore campo nella
serie. Embiid, rallentato da un problema al ginocchio sinistro con il
quale convive da diverse settimane, deve dare forfait ma l’australiano
griffa la sua miglior prestazione in carriera nella postseason, guidando Philadelphia a un comodo successo.
Punzecchiato da Jared Dudley alla vigilia di gara 3 (”Quando gioca in
velocità è fortissimo ma a difesa schierata è un giocatore normale”),
Simmons risponde nel miglior modo possibile, i Nets non trovano risposte
difensive e i 76ers in attacco fanno quello che vogliono. Un Barclays
Center finalmente rumoroso prova a spingere i Nets, rinfrancati dalla
notizia del forfait di "The Process", pericolo pubblico numero uno. Coach
Brown promuove in quintetto Greg Monroe e gli ospiti partono con lo
spirito giusto. Simmons attacca il canestro, JJ Redick prende subito
confidenza con il tiro e Tobias Harris si fa sentire in attacco.
Philadelphia muove molto bene il pallone
sul perimetro e produce una signora pallacanestro, Brooklyn fatica a
rispondere e la gara si incanala sui binari preferiti dalla squadra
ospite. L’ottimo impatto dalla panchina di LeVert permette alla
compagine newyorchese di tornare in scia in apertura di secondo quarto
Harris però e’ infallibile dalla lunga distanza e le sue triple
riaccendono l’attacco dei 76ers. Il resto lo fa Simmons il quale chiude
il primo tempo con una perentoria schiacciata che regala a Philadelphia
il +6 all’intervallo. Redick e Harris non si raffreddano durante la
pausa e riprendono da dove avevano lasciato. Con i loro canestri Philly
scappa al +18 nelle battute finali del terzo periodo. Brooklyn balbetta
ma in un modo o nell’altro riesce a restare nel match per produrre poi
il suo massimo sforzo in apertura di quarta frazione. I padroni di casa
segnano nove punti consecutivi, riscaldano il Barclays Center e con la
tripla di Russell tornano al -6 a 8’37’’ dalla sirena. Nel momento più
importante del match però Harris e un super Simmons si riprendono le
luci della ribalta. I talentuoso australiano trova perfino ritmo dalla
lunetta nei minuti finali, non c’e’ più partita e i Nets devono così
alzare bandiera bianca.
San Antonio Spurs - Denver Nuggets 118-108 (serie 2-1)
Vietato passare all’AT&T Center. Gli Spurs impongono la legge di
casa, strappando il successo in gara 3 che vale il 2-1 nella serie e
negando ai Nuggets un successo che, nella città dell’Alamo, manca dal 4
marzo 2012. Un digiuno che prosegue a causa dell’incapacità della
squadra di coach Malone di cambiare personalità e accendere la tanto
attesa modalità playoff. Gli Spurs, al contrario, l’interruttore lo
trovano, strappando una vittoria tutta carattere e gruppo, come da
tradizione. Derrick White continua a essere il capolavoro di Gregg
Popovich, in stagione regolare come nei playoff: l’ex Colorado mette la
firma sulla miglior prestazione in carriera con 36 punti (con 15/21 dal
campo), 5 rimbalzi, 5 assist e 3 palle rubate, leader dei 6 giocatori in
doppia, nei quali spiccano anche i 25 punti di DeMar DeRozan e i 18 con
11 rimbalzi di LaMarcus Aldridge. Marco Belinelli dà il suo contributo
alla causa con 6 punti e la “spicy meatball” (come dicono a San Antonio)
dall’arco che apre i rubinetti nel 4° periodo, quando gli Spurs trovano
il super break di 18-5 che abbatte il muro del +20 e mette
definitivamente in ghiaccio. A Denver non bastano i 22 punti, 8 rimbalzi
e 7 assist di Nikola Jokic e i 20 di Malik Beasley, guide di un attacco
da 52% dal campo e il 51.7% da 3 punti. Lo stesso attacco, però, che ha
pagato caro il 9/17 ai tiri liberi e le 13 palle perse, stritolato nel
finale dalla difesa degli Spurs.
Los Angeles Clippers - Golden State Warriors 105-132 (serie 1-2)
Stavolta niente miracoli. Golden State vola oltre i 30 punti di
vantaggio, come in gara 2, ma nel terzo atto porta a termine la
missione, stritolando i Clippers con un devastante 132-105 che vale ai
campioni il 2-1 nella serie e ribadisce che sono i favoriti, non solo
per andare al secondo turno ma per vincere il titolo per il terzo anno
di fila. I Warriors scelgono di mettere in mostra i gioielli della
corona per reagire alla peggior rimonta nella storia dei playoff: quello
che brilla di più è Kevin Durant, strepitoso con 38 punti e 7 assist
col cagnaccio Pat Beverley che stavolta non riesce a morderlo. Los
Angeles praticamente non s’è vista, incapace a reggere l’urto di quella
che ci tiene a ribadire di essere la miglior squadra in circolazione.
Danilo Gallinari affonda coi compagni, chiudendo con 9 punti, 2/13 al
tiro e un preoccupante 0/8 dall’arco: se la squadra di Doc Rivers vuole
riequilibrare la serie, domenica in gara 4 alle 21:30 italiane, avrà
bisogno che l’azzurro cominci a fare la differenza.
Impossibile battere i Warriors quando giocano così: attacco fluido,
pallone che gira fino a trovare il tiratore meglio piazzato (35 assist),
difesa asfissiante che non concede nulla a Los Angeles (37,2% dal
campo). L’assenza di DeMarcus Cousins, perso per il resto dei playoff,
non si sente: Andrew Bogut in quintetto (8 punti, 14 rimbalzi, 5 assist)
sembra di nuovo il componente fondamentale del sistema che era nel
titolo 2015 e nella squadra delle 73 vittorie del 2015-16; Kevon Looney
(10 punti) dalla panchina aggiunge minuti importanti. Tutta Golden State
ha impressionato: Steph Curry con le sue triple, Klay Thompson con la
difesa (principale controllore di Gallinari), Draymond Green per la
costruzione del gioco, Andre Iguodala per l’energia dalla panchina. Ma
nessuno ha fatto la differenza come Durant. Coach Kerr si era detto
preoccupato che avesse preso solo 8 tiri in gara 2, uno in più dei
palloni persi. Durant ha risposto da campione, da più forte di tutti,
cominciando a fare canestro dall’inizio (12 dei primi 19 punti Warriors
sono suoi) e non fermandosi fino a quando la partita era in cassaforte e
oltre la soglia ”miracolo”. “Sapete chi sono, sono Kevin Durant” aveva
ricordato nell’allenamento della vigilia. Allo Staples Center ha
mostrato perché pensa che LeBron gli abbia, già dalle Finals 2017,
passato il testimone di più forte di tutti.
Il programma della notte:
Orlando Magic - Toronto Raptors (serie 1-1) ore 01:00
Indiana Pacers - Boston Celtics (serie 0-2) ore 02:30
Oklahoma City Thunder - Portland Trail Blazers (serie 0-2) ore 03:30 su Sky Sport NBA
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