Non è nemmeno stata la sua miglior partita. Eppure LeBron James ha
dominato di nuovo. Con 44 punti ha consegnato a Cleveland il 2-2 nelle
finali a Est contro Boston, mettendo la firma su una gara 4 che
ha chiuso, con le necessarie due vittorie casalinghe su due, per
pareggiare la serie. I Cavs erano tornati a casa distrutti dopo essersi
schiantati contro i Celtics quasi perfetti delle prime due partite:
mercoledì torneranno a Boston per gara 5 (“un ambiente per noi ostile in
cui ci servirà una mentalità da battaglia” ricorda King James)
rilanciati da questi due convincenti successi, migliorati e con un
supporting cast finalmente in grado di dare una mano al Re. I Celtics
hanno fatto passi avanti enormi rispetto al disastro di gara 3,
trasformando in battaglia una partita che ad inizio secondo quarto, sul
+19 Cavs, sembrava praticamente finita: ma hanno perso, travolti
dall’ennesimo show del più forte di tutti.
James ha chiuso sopra 40 punti per la 6ª gara in questi playoff, vetta
che in NBA non toccava nessuno da quando Allen Iverson, nel 2001, trascinò
i Sixers alle Finals. Eppure la miglior notizia per i Cavs è che il
supporting cast ha funzionato di nuovo. Non bene come in gara 3, ma
abbastanza per non fare sentire solo LeBron. I Cavs hanno tirato col
50,6% dal campo, dominato 47-37 a rimbalzo, tenuto i Celtics al 41,2% al
tiro grazie ad una difesa sorretta dalla grinta dell’ottimo Tristan
Thompson (13 punti e 12 rimbalzi), che ha assolto alla grande il compito di
limitare Al Horford. Bene George Hill (13 punti), bravo a ringhiare
sulle guardie vestite di verde, bene anche Kyle Korver, che ha messo
tutti i suoi 14 punti nel primo tempo ma nella ripresa si è fatto notare
in difesa. Per i momenti di difficoltà, nonostante le 7 palle perse,
c’era sempre King James, diventato l’uomo con più tiri a bersaglio nella
storia dei playoff dopo aver scavalcato Kareem Abdul-Jabbar.
Boston si è svegliata tardi. Ha chiuso sotto 34-18 il primo periodo, ha
fatto meglio dei Cavs nei successivi tre senza però mai riuscire a far
scendere il divario sotto i 7 punti. La debacle dei 12’ inaugurali è
colpa dei troppi errori al ferro (3/10 da meno di un metro e mezzo dal
canestro) e dall’incapacità di rimediare col tiro da fuori (1/7). La
rinascita che ne è seguita è l’orgoglio di una squadra che sa lottare,
con l’intero quintetto in doppia cifra. Ma Horford ha perso il confronto
con Thompson (nonostante abbia distrutto Kevin Love, in ombra con 9
punti e 11 rimbalzi), Jaylen Brown si è svegliato solo nel 4° periodo
(15 dei suoi 25 punti) dopo che Jayson Tatum aveva dato segnali di
grandezza nel terzo (11 dei suoi 17 punti). Smart ci ha messo la solita
grinta (8 punti, 5 rimbalzi e 5 assist ma anche 5 palle perse), ma il
migliore dei Celtics è stato Terry Rozier, efficace (16 punti e 11
rimbalzi) pur senza essere "Scary" come nelle prime due partite.
Quando Korver apre il 2° quarto con i liberi del 37-18 Cleveland sembra
aver già chiuso la partita. Perché LeBron da segnali di onnipotenza (22
punti con 8/11 al tiro all’intervallo) e Boston annaspa col 26,9% al
tiro. I Celtics invece si ritrovano, riuscendo prima a rimanere a galla
(68-53 Cavs al riposo), poi a far paura quando Tatum si accende e riduce
a 8 punti (80-72 3’37” dalla terza sirena) il vantaggio della squadra
di casa. Anche se il bel gioco di squadra del primo tempo (13 assist) si
trasforma in one man show nella ripresa (2), Cleveland sa che a
salvarla c’è sempre il più forte di tutti. Così, quando Smart a 4’30”
dalla fine riporta Boston a -7 (100-93), LeBron tira fuori il suo
straripante talento, esondando con 7 degli ultimi 11 punti Cavs buoni
per pareggiare le finali a Est.
Cleveland Cavaliers - Boston Celtics 111-102 (2-2)
Cavs: James 44 punti, Korver 14 punti
Celtics: Brown 25 punti, Tatum 17 punti
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