Dallas mette paura a Phoenix. I Mavericks dominano Gara 4 in Texas, con Doncic che esibisce numeri sgargianti, ma non tira neanche chissà come, stavolta. Eppure basta e avanza ai ragazzi di Coach Kidd, strepitoso nella sua prima stagione sulla panchina della franchigia di Cuban. Perché è una serata in cui le triple entrano sempre, addirittura 20 a bersaglio, perché Kleber fa sembrare Ayton piccolo piccolo, perché l’energia e il linguaggio del corpo dei Mavs, in fiducia, sono al top. Perché Paul esce per 6 falli con 9’ da giocare nell’ultimo quarto. La tempesta perfetta. E ora, dopo due successi di fila, che ribaltano la tendenza di 11 sconfitte di fila nei confronti diretti, i texani possono credere nell’impresa contro la prima testa di serie a Ovest, la squadra col miglior record della lega.
Che deve farsi un esame di coscienza. Senza Paul, più in panchina che in campo, è stata Booker e pochissimo altro. La guardia All Star è diventata l'unico terminale affidabile, solo come un eremita. Da Ayton e Bridges è lecito, anzi doveroso, aspettarsi di più, così come da Coach Williams, che è stato portato a scuola da Kidd, come fossero ancora giocatori. Per Gara 5, martedì notte, si torna in Arizona. Sul 2-2. Suns ancora favoriti, ci mancherebbe, ma adesso forse con un minimo di apprensione, chissà. Non hanno mai perso tre partite di fila in questa stagione.
Doncic si becca subito un fallo tecnico per proteste, poi Booker subisce la stessa sorte. Due fischi evitabili, diciamo così, da parte degli arbitri. Crowder va in spogliatoio in anticipo con la caviglia destra dolorante. Saprà tornare in campo, poi. 37-25 Mavs dopo 12’: i texani tirano col 65% dal campo e hanno già 8 triple a bersaglio. Una beneficiata. Bertans segna 4 triple di fila, addirittura +17 Dallas che inizia 12/18 da 3 punti. Quindi 68-56 all’intervallo. Luka con 16 punti, Booker 19. Dallas sempre avanti, poi 87-78 dopo 36’ dopo che i Suns sono tornati anche a -4. Due triple di fila di un encomiabile Finney Smith, ben 8 per lui nella serata magica, valgono l’allungo definitivo dei Mavericks, sul 97-83. Poi diventa una passerella, davanti al proprio pubblico, con Cuban che dà il cinque a tutti, raggiante come non lo si vedeva da tempo.
Philadelphia ritrova uno straordinario James Harden e pareggia la serie contro i Miami Heat sul 2-2 vincendo gara 4 con una prestazione ancora superiore, per qualità e spessore dei contenuti, rispetto alla partita precedente. Non è bastato un maestoso Jimmy Butler (40 punti) a spingere la squadra allenata da Erik Spoelstra oltre i propri limiti, messi a nudo soprattutto dalle deficitarie percentuali nel tiro da tre. Philly ora ha preso il controllo tecnico della serie ma dovrà mantenere questa strada in gara 5 a Miami per avere una possibilità concreta di superare il turno.
Coach Rivers si aspettava un James Harden formato Mvp e l’ha avuto in quella che finora è stata la sua miglior prestazione in questi playoff: 31 punti con 8/18 al tiro, 9 assist e 7 rimbalzi in 41’. Un dominio forse ancora più caratteriale che tecnico sulla partita, mantenendo sempre qualità nelle scelte e una straordinaria lucidità nei momenti in cui serviva la sua classe. Harden ha rapito la partita nel 4° periodo, segnando 16 punti con 4 triple, e si è ritrovato nei movimenti, nella fiducia e anche nel ritmo. Era andato sottotraccia e a marce basse fino a questo momento della serie. In gara 4 è venuto fuori il cuore del grande campione.
I Sixers non hanno ancora giocato la loro migliore pallacanestro ma ora sono pienamente entrati nella serie e buona parte del merito è da attribuire al recupero di Joel Embiid, un fattore fisico e tecnico che Miami non è finora riuscita ad arginare. Il centro di Philadelphia (24 punti e 11 rimbalzi) è lontanissimo dal 100% ma la sola sua presenza in campo dà sicurezza a tutti i compagni e consistenza al piano partita. La squadra di Doc Rivers ha tirato bene (37/68 dal campo, 54.4%), specialmente da tre punti (16/33, 48.5%), concedendo forse troppo a Miami in situazione di palla persa, e ha mantenuto un certo standard qualitativo per tutta la partita. Nessun giocatore ha forzato soluzioni che non fossero nelle loro corde, mettendosi sempre nella migliore posizione per poter far male. Un ritmo avvolgente, da squadra che sa quello che vuole.
Ritmo, passione e grandi esecuzioni. Nel 1° tempo di gara 4 le due squadre cercano di eguagliarsi in ognuno di questi aspetti, mostrando brani di grande pallacanestro qua e là. Philadelphia sembra avere qualcosa in più, con Harden e Embiid (15 punti nel 1° quarto) a scandire ogni possesso. Miami c’è, mentalmente e qualitativamente, e non vuole perderne un’altra lontano da casa. I Sixers chiudono in vantaggio 64-56 il 1° tempo. Anche nel 3° quarto, Philly prova a scappare trovando la doppia cifra di vantaggio e Miami resta lì. Non si sposta, vacilla ma si ricompone sempre, ricucendo il distacco piano piano. È il talento folgorante di Harden a spingere i suoi sul 2-2 con 16 punti e 4 triple nel 4° periodo e una serie di giocate decisive nel finale che spazzano via le certezze degli Heat e riscrivono il destino di questa serie.
Dallas Mavericks – Phoenix Suns 111-101 (2-2)
Philadelphia 76ers – Miami Heat 116-108 (2-2)
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