I Mavericks tornano prepotentemente nella serie con il
convincente successo in gara 3. Una difesa asfissiante, tanto Brunson (28 punti) e la solita
leadership di Doncic, il quale flirta con una tripla doppia (26 punti, 13
rimbalzi e nove assist), la ricetta di coach Kidd per mettere in difficolta in
Suns che per la prima volta in questa post season non riescono a tirare con il
50% dal campo.
Dopo 11 sconfitte consecutive, tra regular season e playoff, Dallas riesce
finalmente ad avere la meglio su Phoenix, vince con personalità e trova il suo
primo successo in una serie che ora diventa interessante. Chris Paul avrebbe
voluto festeggiare in modo diverso il 37° compleanno, invece il leader dei Suns
incappa in una prestazione poco brillante e la sua squadra paga dazio di fronte
a Doncic e compagni.
I Mavericks aprono subito con un’aggressività diversa a livello difensivo,
mettendo in difficoltà Phoenix. Tanta energia e una pressione costante di
Bullock su CP3, che incappa in turnover inusuali. In attacco Luka va a corrente
alternata nei primi minuti ma le penetrazioni di Brunson permettono alla
squadra texana di prendere in mano le redini del match. Arriva anche la
produzione di Kleber dalla panchina Dallas accelera nel finale della frazione e
con la tripla di Doncic arriva al +9. Brunson continua a fare male alla difesa
di Phoenix anche nella seconda frazione, in attacco i Suns si affidano alla
fisicità di Ayton e alle triple di Crowder, ma manca fluidità, la squadra di
casa così arriva al riposo avanti 51-44. Un Paul sottotono nel primo tempo mette
a referto ben sette palle perse.
Dallas prova ad alzare subito il ritmo a inizio ripresa, Doncic decide di
attaccare il canestro, Brunson lo imita e i Mavs con un parziale di 11-2
scappano via. La tripla del solito Kleber regala alla compagine texana il +17.
L’aggressività di McGee nei primi minuti della frazione finale aiuta, Phoenix
però fa troppa fatica a trovare ritmo in attacco. Il quinto fallo di Doncic
rischia di compromettere tutto per i Mavericks ma Dallas non perde la sua
disciplina e gestisce i minuti importanti con lo sloveno in panchina con grande
maturità. I Mavs tengono gli ospiti restano a distanza di sicurezza e la tripla
di Bullock a 55’’ dalla sirena, che riporta la compagine texana al +11, diventa
una sentenza.
Philadelphia ritrova Joel Embiid, assente nelle prime due partite della serie, e
conquista una preziosissima gara 3 al Wells Fargo Center. Miami impalpabile in
attacco, sorretta interamente da Jimmy Butler, malgrado il recupero in
quintetto di Kyle Lowry.
Mascherato e pronto alla lotta. Joel Embiid ha giocato oltre il dolore, con la
faccia fratturata e un legamento rotto nel pollice della mano destra, e ha
dimostrato di avere un cuore da vero Mvp, al di là delle statistiche
individuali: 18 punti (5/12 al tiro) e 11 rimbalzi in 36’. Non giocava da una
settimana, dalla fine della serie contro Toronto, ma il solo fatto di essere
sul parquet con i suoi compagni ha alterato gli equilibri. Embiid ha limitato
Bam Adebayo (9 punti con 2/9 al tiro e 9 rimbalzi) e ha dato sicurezza a tutta
la squadra. Dominante oltre i numeri. La forma fisica non è ottimale ma con lui
in campo Philly è un’altra squadra.
Una difesa molto fisica, efficace e versatile nei cambi. Un attacco bilanciato
e concepito con grande attenzione e pazienza. Philadelphia ha giocato gara 3 in
maniera matura, spalle al muro ma senza frenesia. La presenza di Embiid ha
aiutato anche James Harden, condizionato dai falli ma decisivo a suo modo sul
parquet. Per lui 17 punti, 8 rimbalzi, 6 assist, pur con 7 palle perse, e +27
di plus/minus. Ma i due giocatori dei Sixers che hanno davvero spaccato in due
la partita sono stati Danny Green e Tyrese Maxey. Il primo con 21 punti e
7/9 da tre ha giocato una delle migliori partite della carriera nei playoff. Il
secondo, invece, ha prodotto 21 punti nel solo 2° tempo, tirando 7/11 dal campo
e 5/6 dall’arco (6 assist e 2 recuperi).
La squadra di Erik Spoelstra è apparsa poco
organizzata e incapace di costruire buoni tiri con continuità. Ad eccezione del
3° quarto, la prestazione offensiva di Miami è stata terribile (35% al tiro,
23% da tre). Solo Jimmy Butler, che ha segnato 33 punti su 79 della squadra, ha
giocato ad alto livello. Inconsistenti tutti gli altri, compreso il rientrante
Kyle Lowry (0 punti, 0/4 al tiro) e il neo vincitore del Sixth Man of the Year
Tyler Herro, autore di 14 punti ma con 5/15 dal campo.
Sono dei Sixers coinvolti e determinati quelli visti nel 1° tempo di gara 3. Il
ritorno di Embiid è la scintilla ma la prestazione dei padroni di casa mostra
subito un approccio più energico rispetto alle precedenti partite. La doppia
cifra di vantaggio arriva già nel 1° quarto ma è il parziale di 9-0 a inizio 2°
(30-17) che mette pressione a Miami. La squadra di coach Rivers va al riposo
avanti 41-34. Gli Heat si appoggiano a Butler (14 punti) nella ripresa e
provano ad alzare il ritmo. Un parziale di 13-0 li lancia verso il pareggio,
raggiunto a quota 57 a 3’ dalla fine del 3° quarto. Da quel momento in poi,
però, solo 22 punti per la squadra di Erik Spoelstra. Philadelphia domina il 4°
periodo (31-14) e riapre la serie.
Dallas Mavericks - Phoenix Suns 103-94 (1-2)
Philadelphia 76ers - Miami Heat 99-79 (1-2)
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