I Boston Celtics vincono a Philadelphia a modo
loro, giocando con cuore e organizzazione, semplicità e, allo stesso tempo,
complessità nelle esecuzioni, ma soprattutto tornando a produrre una
pallacanestro estremamente aderente alla propria identità. Gara 3 è forse stata
la partita più “da Celtics” che si è vista fino a questo momento nella
postseason degli uomini allenati da Joe Mazzulla. Una prestazione in cui è
mancato poco o nulla in termini di componenti tecniche e sceniche: le giocate
stilisticamente meravigliose di Jayson
Tatum (27 punti, 10 rimbalzi, 5 assist, 2 recuperi e 1 stoppata) e Jaylen Brown (23 punti, 7 rimbalzi e 5
assist), gemelli terribili nella metà campo offensiva, imprendibili per Philly
per tutta la gara. Poi l’esperienza e le letture di Al Horford, decisivo anche
in attacco con 17 punti e un clamoroso 5/7 da tre che ha spaccato la partita,
compresa la tripla del +7 a 3:25 dalla sirena che ha di fatto congelato
l’inseguimento dei Sixers. La leadership del “presidente” Malcolm Brogdon (15
punti e 6 assist) in uscita dalla panchina e l’agonismo di Grant Williams, che
ha chiuso con 0 punti ma è rimasto in campo stoicamente dopo aver subito un
involontario pestone di Embiid alla nuca alla fine del 4° periodo. Questo
significa “sanguinare verde”, riprendendo una splendida citazione dal mondo
Celtics. Boston l’ha vinta tenendo sempre un vantaggio solido sull’avversario,
sia in termini di punteggio che di scelte sul parquet. Sempre un passo avanti a
Philadelphia, dalla palla a due fino alla sirena del 4° periodo.
I Sixers hanno ritrovato il loro Mvp, un ottimo Joel Embiid (30 punti, 13 rimbalzi e 4
stoppate), apparso più sciolto dopo la titubante gara 2, ma sono mancati
sopratutto giocatori come James Harden (16 punti con 3/14 al tiro, 11 assist e
5 palle perse), che non ha più performato ai livelli della prima partita al TD
Garden (5/28 al tiro nelle ultime due gare), e Tyrese Maxey (13 punti, 4/16 al
tiro), che aveva cominciato bene ma poi si è spento. La prova di Philadelphia è
stata comunque coraggiosa e seria per approccio e contenuti, anche perché la
squadra di Doc Rivers è stata sempre in scia dei Celtics. Boston è
semplicemente stata più forte e continua, con l’obiettivo ben focalizzato
davanti agli occhi. Gara 4a Philadelphia, alle 21:30 di domenica 7 maggio.
Phoenix Suns - Denver Nuggets 121-114 (1-2)
I Phoenix Suns sono ancora vivi. Una risposta decisa e
matura dei ragazzi di coach Monty Williams allo svantaggio netto nella serie
dopo i primi due episodi a Denver e all’infortunio di Chris Paul, sostituito in
quintetto da Cameron Payne. Denver è finita sotto di 16 punti nel 2° quarto,
sembrava potesse abbandonare mentalmente la partita e, invece, è tornata a
spingere, cercando una vittoria che avrebbe sostanzialmente chiuso la questione
passaggio del turno. Il successo dei Suns porta le firme stellari di Kevin Durant e Devin Booker, che hanno trasformato in capolavoro praticamente
ogni palla transitata dalle loro mani. Due attaccanti formidabili, impossibili
da limitare e da imitare. KD e Booker hanno entrambi scritto una prestazione
storica e indimenticabile nella storia dei Suns. Durant ha chiuso con 39 punti
(12/31 al tiro, 1/5 da tre e 14/16 ai liberi), 9 rimbalzi, 8 assist e 2
stoppate. Booker ha firmato 47 punti, tirando 20/25 dal campo e 5/8 da tre con
solo un paio di liberi tentati (e segnati), 9 assist, 6 rimbalzi, 3 recuperi e
1 stoppata. Inarrestabili, poetici, con movimenti da vedere e rivedere decine e
decine di volte.
La risposta dei singoli di Denver sta la tripla doppia
superlativa di Nikola Jokic da 28
punti, 17 assist e 17 rimbalzi, affiancata dai 32 punti, 6 rimbalzi e 5 assist
di Jamal Murray e dai 21 punti e 12 rimbalzi di Michael Porter Jr. Non vincere
con prestazioni individuali del genere sicuramente provocherà, se già non l’ha
fatto, qualche pensiero nebuloso nella mente di coach Michael Malone. Anche
perché Jokic ha davvero rapito la partita in alcuni momenti e Denver ha
costruito lì le sue potenziali chance di successo. Ma Phoenix aveva ben chiaro
in testa il da farsi e attraverso la magnetica e spietata pallacanestro di
Durant e Booker, un piano partita forse un po’ semplicistico per pensare di
poter battere in maniera continuativa i Nuggets, ha spazzato via la paura di
non farcela. Ora la serie è riaperta, Chris Paul o non Chris Paul. Gara 4 è in
programma a Phoenix nella notte italiana tra domenica 7 e lunedì 8 maggio alle
ore 2:00.
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