Fattore campo. È l’unica certezza di una serie spettacolare come Phoenix-Dallas: chi gioca in casa, vince. È successo anche in gara 5, coi Suns che hanno dominato prendendosi il 3-2 che vale il primo match point giovedì in gara 6. Ma la sesta partita si gioca in Texas, dove i Mavs hanno dominato gara 3 e gara 4 e sanno che dovranno ripetersi per continuare la loro stagione. La quinta partita è stata un capolavoro difensivo per Phoenix, con gli avversari tenuti ad appena 34 punti nel secondo tempo, senza nemmeno l’eccezione di Luka Doncic. Lo sloveno ha perso il confronto tra fenomeni con Devin Booker, trascinatore dei Suns con 28 punti.
È stata la difesa la chiave del successo dei Suns. Mavs tenuti al 38% dal campo, costretti a 12 palle perse nel terzo quarto, quello in cui la miglior squadra della regular season ha fatto la differenza scappando a +24. Booker è stato il migliore, braccio armato dalla mente sopraffina di Chris Paul (10 assist per accompagnare i suoi 7 punti), capace di infilare tanti canestri pesanti e di alternarsi con CP3 nella gestione dell’attacco. Ma tanti Suns hanno brillato: Mikal Bridges, il principale difensore su Doncic, che non ha fatto mancare il suo contributo in attacco (14 punti); DeAndre Ayton, devastante in area (20 punti e 9 rimbalzi); e il terzetto di riserve Cam Johnson (14 punti), Bismack Biyombo (7 punti e 6 rimbalzi) e Landry Shamet (8 punti), con gli ultimi due che hanno scalato posizioni nella gerarchia di Williams. Phoenix ora dovrà trovare il modo di esportare questa partita anche in trasferta: solo se gioca come in questa gara 5 potrà chiudere i conti a Dallas.
Dallas si è fermata all’intervallo, dove era arrivata con 3 punti da recuperare sui Suns dopo essere stata avanti per buona parte del primo tempo. Quando la difesa di Phoenix è salita di livello, l’attacco di Kidd non ha più trovato il modo di colpire. Luka è stato il migliore (28 punti e 11 rimbalzi), ma nemmeno lui è riuscito a scuotere l’attacco dei Mavs: troppo stagnante (appena 9 assist di squadra), lento e incapace di attaccare il ferro (i Suns hanno dominato 44-24 in area) per dare veramente fastidio a Phoenix. L’unico altro Mavs ad aver segnato più di 10 punti è stato Jalen Brunson, arrivato a quota 21 mostrando ancora sprazzi di quella classe di cui l’attacco di Kidd avrebbe tanto bisogno. Il resto di Dallas è stato un clamoroso non pervenuto, una sequenza di errori e mancanze che i Mavs devono risolvere se vogliono tenere viva questa serie.
Dallas parte meglio, ma il primo tempo vive in equilibrio sul duello tra Booker (16 punti al riposo) e Doncic (18). Phoenix comincia la ripresa avanti 49-46, ma spacca la partita con un clamoroso parziale di 17-0 costruito sui punti di Booker e Ayton. Shamet dà una mano preziosa e Booker a 1’59” infila la tripla del 78-54. Con l’attacco di Dallas in panne (34% nella ripresa) e la difesa di Phoenix che controlla senza problemi, il quarto periodo è una lunga attesa prima della sirena finale. Con una sola eccezione: la rissa che a 2” dalla fine porta all’espulsione di Biyombo e Marquese Chriss.
I Miami Heat cancellano dal campo Philadelphia in gara
5, travolgono la squadra di Doc Rivers e si portano 3-2 nella serie. Una
partita senza storia, davanti agli occhi di Paolo Banchero, che in questi
giorni si sta allenando a Miami con Mike Miller (2 volte campione Nba con gli
Heat) per prepararsi al prossimo Draft. Sette giocatori in doppia cifra, 53% al tiro e avversari tenuti a 85
punti: la squadra di coach Erik Spoelstra ha dato una grande dimostrazione di
forza, malgrado l’assenza di Kyle Lowry. Philadelphia irriconoscibile.
In attacco gli Heat sono stati bravissimi ad invertire la tendenza rispetto
alle ultime due partite, decentrando il peso offensivo dalle mani del solo Jimmy Butler. La palla si è mossa a
dovere, arrivando coi tempi giusti e mettendo tutti nelle condizioni di far
bene. Prima doppia doppia nei playoff per Max Strus (19 punti e 10 rimbalzi),
in doppia cifra anche Gabe Vincent (15 punti, 5/7 al tiro) e Victor Oladipo (13
punti, 3 assist, 3 rimbalzi e 2 recuperi in 18’). Gli Heat hanno annientato
difensivamente l’avversario e capitalizzato a proprio vantaggio ogni errore (23
punti generati da palle perse).
Difficile aspettarsi una prestazione peggiore dai Sixers, che non sono mai
sembrati in grado di competere in gara 5, andando sotto dal primo
istante. Joel Embiid (17 punti
e 5 rimbalzi) ha parlato di deconcentrazione ma la verità, ed è questo a
destare perplessità, è che i Sixers non ci hanno creduto nemmeno per un
secondo. Il centro di Philly si è trascinato per il campo, sofferente al volto
e con la schiena malandata, e ha lottato con generosità per restare dentro la
partita.
Parte fortissimo Miami nel 1° quarto. Vuole la vittoria a tutti i costi, ne ha
bisogno, e Philadelphia sembra non riuscire a pareggiare l’intensità e la
qualità del basket mostrato dagli uomini di coach Spoelstra. È già 31-19 in
favore dei padroni di casa dopo i primi 12’. Il vantaggio tocca anche il +18
nel 2° quarto (54-36). La difesa di Miami controlla la partita e Philly non
riesce a uscire dall’impasse tecnica nella quale è sprofondata. Alla fine del
3° quarto, gli Heat sono 81-66, tenendo gli avversari sotto il 40% al tiro con
13 palle perse. La gara si chiude nei primi minuti del 4° periodo: parziale
d’apertura di 12-0 che mette in ghiaccio il 3-2. Dominio totale Heat.
Phoenix Suns – Dallas Mavericks 110-80 (3-2)
Miami Heat – Philadelphia 76ers 120-85 (3-2)
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