Mai sottovalutare il cuore di un campione. La famosa
frase coniata per i Rockets del 1995 calza a pennello per questi Bucks, che con
un finale di gara assolutamente spaziale riescono a cancellare un passivo di 14
punti nel quarto periodo e a conquistare il successo in gara 5, che porta i
Celtics a un passo dall’eliminazione. I 40 punti di Antetokounmpo e le giocate incredibili sui due lati del campo di Holiday nel finale permettono a Milwaukee
di battere Boston e di portarsi sul 3-2 nella serie.
I Celtics devono rinunciare ancora una volta a Robert Williams e la squadra
ospite prova subito a lanciare un segnale alzando il ritmo nei primi minuti del
match. Brown e Tatum però rispondono presente e la produzione dalla panchina di
Theis e White permette a Boston di prendere in mano le redini della gara nei
primi minuti della seconda frazione. Il passaggio a vuoto offensivo dei Bucks
non aiuta i programmi di coach Budenholzer, i padroni di casa prendono fiducia
e accelerano nella parte finale del primo tempo. Non bastano le giocate di
Giannis, Boston arriva al riposo avanti 54-47. Milwaukee in aperture di ripresa
si avvicina con le triple di Matthews e Holiday ma inizia il Brown show e i
Celtics scappano via. La guardia di Boston si esalta nella terza frazione,
firma 16 punti e trascina Boston al vantaggio di doppia cifra che fa esplodere
un caldissimo TD Garden. Antetokounmpo fa quello che può ma Brown e compagni
hanno il vento in poppa e con il canestro di Pritchard toccano il confortevole
+14 a 10’16’’ dalla sirena.
Proprio quando il traguardo sembra vicinissimo Boston inizia a scomporsi, si
mette a concedere troppi rimbalzi in attacco aprendo la porta alla rimonta dei
coraggiosissimi Bucks. A suonare la carica, naturalmente, è il solito Giannis,
Milwaukee piano piano torna sotto e con le triple "back to back" di
Antetokounmpo e di un sontuoso Holiday trova il pareggio a 42’’ dalla sirena. I
liberi di Tatum riportano davanti la squadra di casa che però manda in lunetta
Antetokounmpo a 14’’ dalla fine. Dopo aver segnato il primo libero, Giannis
fallisce il secondo ma i Celtics con poca disciplina nel tagliafuori concedono
il rimbalzo a un attivissimo Portis che da sotto regala il clamoroso +1 agli
ospiti. Sul capovolgimento di fronte Smart arriva al ferro ma deve fare i conti
con Holiday che firma la giocata del match con una stoppata da cinema condita
poi dal recupero del pallone per Milwaukee. Connaughton fa 2/2 dalla lunetta e
il recupero del solito, incredibile Holiday poi sigilla il successo di Milwaukee.
Sembrava tutto già scritto: Golden State in finale di
conference, Memphis eliminata. Pareva inevitabile, coi Warriors reduci da due
vittorie e i Grizzlies senza Ja Morant, il loro fenomeno infortunato. Solo che
nessuno ha passato il copione alla squadra di Taylor Jenkins, che anziché farsi
da parte ha tirato fuori la partita perfetta, quella che ha trasformato la
presunta marcia trionfale di Golden State in una clamorosa umiliazione, in una
sconfitta in cui il divario è arrivato anche a 55 punti prima di assestarsi sul
134-95 finale.
Memphis se l’è guadagnata questa gara 6 domani a San Francisco, con la forza di
volontà di una squadra ferita nell’orgoglio ma con tanta voglia di combattere.
E di dimostrare che non è arrivata seconda in regular season per caso, che
Morant è sì un fenomeno insostituibile ma che alle sue spalle ci sono tanti
giocatori di talento. I Warriors sono ancora avanti, 3-2, ma hanno tanto da
imparare da questa sconfitta.
Memphis non è una squadra migliore senza Morant, ma è comunque una grande
squadra. Una che con le spalle al muro ha trovato nel gruppo la risposta alle
difficoltà, chiudendo con 7 giocatori in doppia cifra e facendo a pezzi Golden
State fin dall’inizio. Jaren Jackson
Jr., con Desmond Bane e Tyus Jones,
tutti a quota 21 punti, sono stati i 3 assi che hanno trascinato la squadra,
contribuendo ad amplificare le mancanze di Golden State. Memphis ha dominato
55-37 a rimbalzo, raccogliendone ben 18 sotto il canestro avversario (13 per
Steven Adams, con Brandon Clarke un osso troppo duro per i Warriors).
I peggiori Warriors dei playoff, probabilmente dell’intera stagione. Aggrediti
da subito, non sono stati capaci di reagire, schiacciati a rimbalzo dallo
strapotere fisico di Memphis e mandati fuori ritmo dall’inattesa collezione di
palle perse. Un disastro da cui non si salva nessuno.
La squadra che ha perso a Memphis è lontana parente dei Warriors che avevano
costruito il 3-1, che erano parsi la più continua tra le pretendenti al titolo.
Con le finali di conference a portata di vittoria, questo è stato un
bruttissimo passo indietro. Uno di cui Golden State deve in fretta capire le
cause.
Memphis chiude il primo quarto sul 38-28 con un parziale aperto di 9-0
nonostante i 12 punti di Thompson e nel secondo allunga ancora, scavando un
solco che all’intervallo è già di 77-50. I primi 6’ di ripresa sono irreali: i
Grizzlies ruggiscono e prima di metà periodo sono avanti 100-56, con Golden
State completamente inerme anche quando i padroni di casa sfondano i 50 punti
di vantaggio ben prima della sirena del terzo quarto. Il quarto periodo è una
lunga attesa per la resa dei conti di gara 6.
Boston Celtics – Milwaukee Bucks 107-110 (2-3)
Memphis Grizzlies – Golden State Warriors 134-95 (2-3)
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