Sembrerebbe tutto normale, visto che Golden State va alle Finals per la sesta volta in otto anni, con Steph Curry, Klay Thompson e Draymond Green colonne del successo. Con Steve Kerr in panchina. Non lo è affatto. I Warriors tornano alle Finals, al livello a cui appartengono, dopo due anni difficilissimi che rendono tutto questo ancora più speciale.
Speciale come questo gruppo, che chiude i conti con Dallas in gara 5. Speciale come Curry, il primo vincitore del trofeo Magic Johnson, il premio per l’mvp della serie. Speciale come Thompson, che ha dovuto superare due infortuni terribili per tornare a poter fare la differenza in partite come queste, con 32 punti. Speciale lo è stata anche Dallas, trascinata dal suo fenomeno Luka Doncic (opaco in gara 5, nonostante i 28 punti), ad un livello a cui non arrivava dal 2011.
Golden State da giovedì giocherà per il titolo, col vantaggio del campo. Un traguardo meritato, per una squadra cresciuta in questi playoff fino a diventare la migliore del West.
Curry ha vinto il premio di mvp della serie a 23,8 punti e 7,4 assist di media, giocando in modo intelligente gara 5, in cui il tiro non è entrato e allora lui con 9 assist si è messo a gestire la squadra. Perché l’ultima vittoria, come tutta la serie, è stata una questione di squadra per i Warriors: Klay l’ha illuminata con 32 punti, ma in 6 hanno chiuso in doppia cifra e tutti hanno trovato il modo di dare il loro contributo, dalla straordinaria difesa di Andrew Wiggins su Doncic ai rimbalzi (18) di Kevon Looney, da Jordan Poole scintilla dalla panchina ai minuti preziosi di Bjelica, ai 36 assist per 45 canestri che hanno ricordato ai Warriors il loro modo di fare basket e di vincere. Questa versione di Golden State non è spaventosa come quella del 2019, non è all’apparenza imbattibile. Ma ha tutto quello che serve per arrivare fino in fondo.
Dallas si è arresa provando a combattere, chiudendo una stagione andata ben oltre le aspettative.
Se vuole migliorare, ha bisogno di mettere un’altra stella vicino a Doncic, di trovare chi gli dia costantemente una mano, di alleggerirgli l’enorme peso che ha sulle spalle. In gara 5 ci ha provato Spencer Dinwiddie, 26 punti per dimostrare di poter essere tanto utile, non ci è riuscito Jalen Brunson, che chiude con 10 punti e 3/10 al tiro quelli che comunque sono stati i playoff della sua consacrazione. Sono anche quelli della consacrazione di Dallas.
Thompson con 16 punti nei primi 16’ avvia la fuga di Golden State, che arriva all’intervallo avanti 69-52 e nel terzo quarto allunga ulteriormente, fino all’87-62 che Curry firma a 5’40” dalla sirena. A quel punto Doncic mette da parte frustrazione e fatica, e con 15 punti nel periodo guida la furiosa rimonta Mavs, sotto 92-84 a 34” dalla terza sirena. Green, Wiggins e i rimbalzi di Looney rilanciano i Warriors, ma Doncic con la tripla del 110-100 con 4’ sul cronometro prova a rendere la partita interessante fino alla fine. Serve Curry per chiuderla, e per riportare Golden State a giocarsi il titolo.
Golden State Warriors – Dallas Mavericks 120-110 (4-1)
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