Minnesota Timberwolves - Oklahoma City Thunder 143-101 (1-2)
I Wolves non hanno la minima intenzione di andare in
vacanza. Dimostrano orgoglio e qualità in Gara 3 che stravincono 143-101 contro
i Thunder riaprendo la finale di Conference dell’Ovest, accorciando le distanze
sull’1-2 dopo le “ripassate” subite a Oklahoma City. A Minneapolis cambia il
vento, cambia tutto. Ant Edwards imperversa, segna 30 punti tirando 12/17, la
difesa di Minnesota neutralizza gli avversari limitandoli a 41 punti nel primo
tempo. I Thunder testa di serie n. 1 della Western Conference vanno sotto
persino di 45 punti, una caduta rovinosa. Shai Gilgeous-Alexander, l’Mvp, segna
appena 14 punti, suo minimo stagionale, tirando 4/13 dal campo. Se non ottiene
i fischi per andare in lunetta - stavolta tira appena quattro liberi - pare
Sansone senza capelli: perde la sua forza. I Thunder restano i favoriti, ma una
squadra da titolo Nba di solito ha sembianze diverse da quelle viste al Target
Center. Edwards elogia “energia e fisicità” dei suoi, i Lupi “ci credono”,
convinti di poter ribaltare questa serie. Gara 4 è in programma lunedì ancora a
Minneapolis, dalle 2.30 ora italiana di martedì 27 maggio.
Intensità, aggressività, senso d’urgenza. Ferocia
agonistica, specie difensiva. Minnesota ha “più voglia” rispetto alle prime due
partite, al di là di qualsiasi aggiustamento tattico. L’atletismo stavolta è
usato “di servizio” nella propria metà campo per vincere la partita, non per
generare highlights. Il 1° quarto offensivo da favola di Edwards poi aiuta a
dare sicurezza a tutti. Stavolta le triple entrano perché sono prese in ritmo,
non forzate da copione predefinito, e sono alternate all’arrembaggio al ferro
avversario, come ha più senso che sia. La panchina di Coach Finch poi fa un
figurone: a Naz Reid entra, era l’ora, il tiro da fuori, Alexander-Walker segna
punti espressi in pochi minuti e la wild card Terrance Shannon spariglia le
carte. La sua illustre carriera collegiale parla chiaro: non è un caso, però è
un contributo inatteso perché era stato utilizzato poco sinora, da matricola,
ai playoff. Minny ha il potenziale per giocarsela con OKC: lo tira fuori
sull’orlo del precipizio.
Va tutto male, stavolta, ai Thunder. Se non riescono a
trovare punti facili in transizione fanno una fatica dannata a segnare contro
la difesa schierata, come si era già visto contro Denver al turno precedente.
Pagano l’assenza in organico di un regista classico che metta ordine.
Gilgeous-Alexander per una rara volta toppa la gara e Coach Daigneault non
trova alternative offensive. I Thunder erano finiti sotto di 29 punti a Memphis
in Gara 3 della serie di 1° turno playoff, ma allora avevano saputo rimediare
orchestrando una clamorosa rimonta vincente, stavolta invece si fa tardi
presto, a Minneapolis. Vedremo tra 48 ore come saprà reagire una squadra così
giovane a una disfatta così pesante.
34-14 Minny a fine 1° quarto, 16 punti di Edwards,
scatenato. Wolves aggressivi: la difesa genera attacco, rubano l’idea agli
avversari. I Thunder nei primi 12’ tirano 6/21 dal campo, frettolosi, fuori
controllo. Con un paio di canestri di fila Shannon griffa l’allungo del 46-20.
Nove punti in 4’ di impiego per lui che ne aveva segnati solo 6 nei playoff
sinora. Thunder sbranati dai Lupi: -35 sul 33-68, il loro deficit più ampio di
tutta la stagione. All’intervallo è 72-41. Edwards 20 punti, Shai 9 tirando
3/10, con 4 palle perse. I settantadue punti sono il massimo segnato nella
storia di franchigia da Minny ai playoff in un tempo di gioco. Si riparte con
Isaiah Joe in quintetto al posto di Isaiah Hartenstein. Il 3° quarto nella
serie finora era stato pro Thunder che sfoggiano subito un 11-2 di parziale per
iniziare la ripresa. Ma arriva immediato il 12-0 di controparziale dei Wolves,
con Ant trascinatore. Diventa 105-63, persino. Poi 129-84. Una punizione. 143
punti sono il massimo di sempre segnato dai Wolves nei playoff. Minnesota
stravince e riapre la serie.
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